“lascio le nuvole alle spalle, tutto pare fermo, immobile. Come su un disegno a tempera di mio figlio si notano solo i contorni dell’isola e del mare che la circonda, una grande lastra di vetro blu dove il Sole esplode in frange accecanti, mentre la linea precisa della costa si perde lontana da nord a sud.
Inizio a planare, gli occhi vibrano al vento, le cose si stanno definendo, scorgo le prime auto che scorrono lente, i tetti con le sue parabole, le strade che tagliano a spicchi il paese, i campi divisi da perfette geometrie e il resto lasciato libero alla natura con le forme più disparate.
Dall’alto tutto è calmo, pare fermo e immobile, invece si muove con la giusta riflessione e armonia.
Non cogli i dettagli, ma ne comprendi l’insieme, è bello vedere dall’alto, raramente guardiamo le cose dall’alto, si cattura la parte superiore, quella lontana dagli occhi e dal cuore (avete provato a guardarvi in testa?), non si vedono le gambe, nessuno può fuggire o cadere, il mondo è piatto, non esistono le dimensioni.
È una prospettiva di parte, mette in risalto le cicatrici e non le cause, è un punto di vista.
Volando ti perdi, distacchi il pensiero dalle beghe quotidiane, vai verso l’universo, il pensiero universale è teoria, aria a cui manca la terra, ma indispensabile per capire la terra.”. (Tratto da Mistosch di Regini Federico)