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Manchette di prima

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Buon viaggio Maestro, scompare a Prato Italo Bolano, il ricordo di Federico Regini

Ho avu­to la for­tu­na di conoscere Ita­lo Bolano a metà degli anni ‘90, quan­do ero con­sigliere comu­nale e gra­zie al suo aiu­to e con­trib­u­to siamo rius­ci­ti a portare avan­ti delle man­i­fes­tazioni cul­tur­ali (che por­to anco­ra oggi nel cuore) e la sua arte in paese. Ita­lo era davvero un vul­cano, sem­pre con­cen­tra­to nell’arte, un mae­stro per come la sape­va trasmet­tere, una per­sona davvero spe­ciale. Negli anni ha cre­ato un pos­to magi­co come l’Open Air Muse­um a Porto­fer­raio, un lab­o­ra­to­rio e un museo a cielo aper­to, aper­to pro­prio come la sua mente. Un luo­go artis­ti­co d’incanto che spero pos­sa con­tin­uare a vivere come la sua opera e la sua ani­ma. Pos­to due foto, una con Lil­iana De Cur­tis, figlia del grande Totò, durante l’inaugurazione del­la scali­na­ta intes­ta­ta al Padre e alla ceram­i­ca di com­mem­o­razione real­iz­za­ta pro­prio da Ita­lo e l’altra ritrae un bozzet­to (che mi ha regala­to), che rap­p­re­sen­ta un lavoro pen­sato per il comune di Capo­liv­eri a tema “l’Innamorata”.
Un abbrac­cio grande Mae­stro

 

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