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Manchette di prima

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Dillo all’Edicola: ” Il traghetto non parte perchè c’è poca gente”…alla faccia del cazzo si può dire?

Pas­sa­no gli anni, pas­sa­no i decen­ni, eppu­re cer­te situa­zio­ni resta­no immu­ta­te, come se il tem­po fos­se con­ge­la­to in un’eterna pre­sa in giro. E così, anco­ra una vol­ta, assi­stia­mo all’ennesimo epi­so­dio di ordi­na­ria fol­lia nei col­le­ga­men­ti marit­ti­mi tra l’Elba e la ter­ra­fer­ma. Due post appar­si su Face­book rias­su­mo­no per­fet­ta­men­te la situa­zio­ne. Il pri­mo, fir­ma­to da Ales­san­dro Pugi, rac­con­ta di dodi­ci bam­bi­ni di otto anni bloc­ca­ti per­ché la Moby deci­de di non par­ti­re. Cara­bi­nie­ri chia­ma­ti, ma sen­za pote­re d’intervento. Guar­dia Costie­ra con le mani lega­te. Un’intera comi­ti­va di pic­co­li viag­gia­to­ri lascia­ta a ter­ra da una com­pa­gnia che con­ti­nua a com­por­tar­si come una socie­tà fan­ta­sma, per di più sov­ven­zio­na­ta dal­la Regio­ne. Il secon­do post, di Mas­si­mo Scel­za, rin­ca­ra la dose: “Sul por­to di Piom­bi­no fer­mi per­ché la nave del­le 14 non è par­ti­ta. Sia­mo anda­ti a chie­de­re alla Guar­dia Costie­ra che can­di­da­men­te ci ha det­to che la moti­va­zio­ne è il poco traf­fi­co. Non han­no più nem­me­no il pudo­re di inven­tar­si una scu­sa miglio­re.” Ecco, alme­no un tem­po si pro­va­va a dare una giu­sti­fi­ca­zio­ne: un gua­sto, il mare agi­ta­to, un pro­ble­ma tec­ni­co. Oggi no. Oggi te lo dico­no sen­za ver­go­gna: “Non par­tia­mo per­ché non ci con­vie­ne”. E il pas­seg­ge­ro? Chi se ne fre­ga. Chi deve rien­tra­re a casa, chi ha pre­no­ta­to un viag­gio, chi ha un’urgenza da gesti­re? Pro­ble­mi loro. Caz­zo ce ne fre­ga a noi. Da emer­gen­za a nor­ma­li­tà: la truf­fa lega­liz­za­ta. Quel­lo che un tem­po sareb­be sta­to un epi­so­dio ecce­zio­na­le, ora è la nor­ma­li­tà. I tra­ghet­ti sal­ta­no cor­se sen­za pre­av­vi­so, i pas­seg­ge­ri ven­go­no lascia­ti in balia degli even­ti e le auto­ri­tà, inve­ce di inter­ve­ni­re, alza­no le spal­le. Per­ché? Per­ché il tra­spor­to marit­ti­mo elba­no è in ostag­gio di un mono­po­lio che gio­ca a suo pia­ci­men­to con ora­ri e trat­te, con la com­pli­ci­tà del silen­zio isti­tu­zio­na­le. In qual­sia­si altro Pae­se civi­le, una situa­zio­ne del gene­re sca­te­ne­reb­be il caos: inter­ro­ga­zio­ni par­la­men­ta­ri, denun­ce, prov­ve­di­men­ti imme­dia­ti. Inve­ce, in Italia—anzi, in Toscana—si accet­ta tut­to con la ras­se­gna­zio­ne di chi ormai ha per­so anche la for­za di arrabbiarsi.Ma atten­zio­ne: la pazien­za non è infi­ni­ta. Per­ché pri­ma o poi, anche il cit­ta­di­no più paci­fi­co si stan­ca di esse­re trat­ta­to come un peso inu­ti­le e ini­zia a far­si sen­ti­re. La mora­le è sem­pli­ce: ” C’a­ve­te rot­to i coglio­ni.”

Simo­ne

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