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Termovalorizzatore Livorno: Landi (Lega), Ragionevole ammodernarlo e farlo lavorare per almeno 12 anni, ma il Pd preferisce gettare rifiuti in discarica o esportarli, causando l’aumento delle tariffe

“Sol­lecitare gli enti gestori a val­utare l’opportunità di ammod­ernare e adeguare il ter­moval­oriz­za­tore di Livorno sec­on­do le migliori tec­nolo­gie esisten­ti, garan­ten­do un’operatività effet­ti­va pari almeno alla dura­ta dell’Autorizzazione Inte­gra­ta Ambi­en­tale, con pos­si­bil­ità di pro­ro­ga, al fine di pro­l­un­gare i tem­pi di ammor­ta­men­to e ren­dere eco­nom­i­co l’intervento di revamp­ing”.
Questo l’impegno con­tenu­to in un ordine del giorno col­le­ga­to al Piano dei rifiu­ti regionale pre­sen­ta­to dal con­sigliere regionale del­la Lega Mar­co Lan­di e boc­cia­to per la con­tra­ri­età del Pd.
“L’impianto ha un’autorizzazione ad oper­are per altri 12 anni, ma per mere ragioni elet­toral­is­tiche il sin­da­co Sal­vetti ha annun­ci­a­to la volon­tà di non far­lo ripar­tire — spie­ga Lan­di — rib­aden­dola poi in un’osservazione al Piano dei rifiu­ti che fis­sa­va la dead line al 31 dicem­bre 2027. Pec­ca­to che nel Piano stes­so, scrit­to pri­ma del bloc­co dell’operatività, c’è scrit­to che fino all’avvio delle attiv­ità dei nuovi impianti, a par­tire dall’ossicombustore di Pec­ci­oli, si tiene con­to degli impianti esisten­ti, com­pre­so il ter­moval­oriz­za­tore di Livorno. Che però è fer­mo da oltre un anno. E qui sta il pri­mo prob­le­ma, per­ché il quadro su cui si è basa­ta la stesura del Piano dei rifiu­ti è diver­so da quel­lo attuale: dove andran­no i rifiu­ti prodot­ti nel livor­nese nei prossi­mi anni? E a quali costi?”.
“Nell’autunno scor­so Reti­Ambi­ente, casual­mente nell’azionariato del­la soci­età che vor­rebbe costru­ire l’ossicombustore di Pec­ci­oli, ha pen­sato bene di spendere qualche deci­na di migli­a­ia di euro per far­si dire da un con­sulente quel che chi­unque avrebbe det­to gratis: spendere una venti­na di mil­ioni di euro per ammod­ernare il ter­moval­oriz­za­tore per poi chi­ud­er­lo dopo un paio di anni era antieco­nom­i­co. Ma la realtà è che l’iter per la real­iz­zazione del fan­tas­magori­co e sper­i­men­tale impianto che dovrà sorg­ere a Pec­ci­oli in soli 18 mesi ha già accu­mu­la­to un ritar­do di un anno. Se mai si farà, non inizierà a smaltire rifiu­ti pri­ma del 2031. Nel­la migliore delle ipote­si. E fino ad allo­ra i rifiu­ti del­la provin­cia di Livorno con­tin­uer­an­no a viag­gia­re, inquinan­do l’ambiente e aumen­tan­do i costi per lo smal­ti­men­to. E chi sarà a pagare il prez­zo? I livor­ne­si, per­ché sarà inevitabile l’aumento delle già esose tar­iffe”, incalza il con­sigliere regionale del­la Lega, spie­gan­do le ragioni che lo han­no indot­to a pre­sentare l’ordine del giorno.
“Da qui il mio atto: vis­to che abbi­amo davan­ti molti anni pri­ma di avere un nuo­vo impianto, vis­to che la Regione ha con­ces­so l’autorizzazione per le attiv­ità del ter­moval­oriz­za­tore di Livorno fino al 2036, vis­to che per­me­t­ten­do all’impianto del Pic­chi­anti di lavo­rare per almeno una dozzi­na di anni i costi di ammod­er­na­men­to e adegua­men­to alle migliori tec­nolo­gie esisten­ti sareb­bero ammor­tati. Il Pd ha cieca­mente e ide­o­logi­ca­mente det­to no. Di fat­to assumen­dosi la respon­s­abil­ità dell’aumento delle tar­iffe e dell’aumento dei con­fer­i­men­ti in dis­car­i­ca. Alla fac­cia dell’efficienza e dell’attenzione all’ambiente”, con­clude Lan­di.

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