Nelle scorse settimane, nel Comune di Portoferraio, si sono verificati alcuni episodi di uccisione e violenza ai danni di cinghiali che vi riportiamo.
In data 26 giugno, in Località San Giovanni, un giovane cinghiale maschio che, dopo essere stato presumibilmente investito sulla strada provinciale, era rimasto ferito in un fosso, è stato colpito con un piccone da un soggetto che transitava di lì con il suo furgone, lasciandolo agonizzante almeno per un’ora fino alla morte.
Questo episodio è avvenuto alla presenza di testimoni ed è stato oggetto di tempestivo intervento da parte della Polizia Municipale e della Polizia Provinciale che ha provveduto con la collaborazione della Veterinaria dell’ASL ad effettuare i rilievi e gli accertamenti di competenza.
La sera del 3 luglio, in Località San Martino, una femmina di cinghiale è stata uccisa con una fucilata, il suo cucciolo è rimasto a vegliarla per diverso tempo.
Gli abitanti della zona hanno sentito due spari e hanno chiamato le forze dell’ordine.
Facciamo presente che siamo in periodo di caccia vietata.
Questi sono solo due episodi di cui siamo venute a diretta conoscenza, ma tutto lascia presumere che non siano unici e proprio per questo motivo riteniamo opportuno fare alcune considerazioni.
La prima, e la più ovvia, riguarda il fatto che l’uccisione di un animale, con crudeltà o senza necessità, è un reato punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.
Quindi, ogni episodio di violenza gratuita che porti alla morte di un animale è perseguibile penalmente.
La seconda attiene a una questione più generale che ci preoccupa molto di più e riguarda la campagna di comunicazione che ormai da diversi anni riguarda questa specie, considerata e decritta come la peggiore sciagura del territorio.
All’Isola d’Elba i cinghiali sono stati reintrodotti intorno agli anni ’60 per scopi venatori e la popolazione attuale pare derivi dall’incrocio con cinghiali toscani e con maiali domestici.
Negli ultimi anni, istituzioni pubbliche, associazioni di categoria e comitati cittadini hanno chiesto fortemente che questa specie venisse eradicata dal territorio elbano e le azioni intraprese a livello politico stanno andando in questa direzione.
Ma non è questo il punto su cui vogliamo focalizzare l’attenzione, almeno non ora.
La questione che vogliamo discutere è che, forse, gli episodi recentemente accaduti sono la dimostrazione che la campagna di odio assoluto per i cinghiali è diventata una sorta di lasciapassare per i violenti, per soggetti che godono a uccidere crudelmente, gratuitamente e illecitamente questi poveri animali, approfittando del clima di profonda avversione ed ergendosi a giustizieri e, magari, anche a paladini dell’ambiente o della biodiversità (parola che viene molto spesso abusata).
Ognuno si ritiene legittimato a fare da sé, a prendere il piccone o imbracciare il fucile e colpire, in pieno giorno, di sera; ogni occasione è buona.
Tutto questo però è il Far west e mette a repentaglio anche la nostra sicurezza.
La responsabilità di quello che sta accadendo non è solo “personale”, non riguarda solo chi agisce in prima persona, ma è una responsabilità diffusa che coinvolge anche chi, alimentando la campagna di odio verso i cinghiali, in qualche modo, ha impropriamente e involontariamente armato e indotto questi soggetti a passare all’azione, a farsi giustizia da sé, ritenendo legittima la propria condotta.
Pensiamo che sia necessario che tutto venga riportato nel binario della legalità, della discussione e del confronto, seppure critico e acceso.
Il mancato rispetto delle regole non ha mai portato nulla di buono.
Animal Project Onlus