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Manchette di prima

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Manchette di prima

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L’ Elba e le sue tradizioni, La Locanda Cecconi dal 1973 ad oggi, la storia di tre generazioni di Ristoratori a Porto Azzurro

La Locan­da Cec­co­ni, in via Rica­so­li a Por­to Azzur­ro, già di per sè si pre­sen­ta come una sor­pre­sa; dopo aver attra­ver­sa­to Piaz­za Mat­teot­ti — aper­ta sul mare e qua­si sem­pre asso­la­ta e affol­la­ta — si pren­de a sini­stra una via stret­ta e in ombra (pit­to­re­sca e sti­pa­ta di nego­ziet­ti e risto­ran­ti) che si col­le­ga con il cen­tro sto­ri­co del pae­se e la si tro­va giu­sto alla fine.
Si trat­ta di una vera e pro­pria oste­ria, sem­pre aper­ta, dove ci si può fer­ma­re a bere un bic­chie­re di vino accom­pa­gna­to da un pez­zo di for­mag­gio o di sala­me e far­si una chiac­chie­ra­ta.
L’in­se­gna, fat­ta con mate­ria­li di recu­pe­ro del­le minie­re, ci intro­du­ce in una stan­zo­na che rical­ca fedel­men­te l’am­bien­te inter­no di un galeo­ne, deco­ra­to con le crea­zio­ni pit­to­ri­che del­l’o­ste Fede­ri­co, anch’es­se rea­liz­za­te con mate­ria­li di recu­pe­ro.
All’esterno sei tavo­li pro­tet­ti dal sole con una ten­da. I piat­ti pro­po­sti — tut­ti pro­ve­nien­ti dal­la tra­di­zio­ne culi­na­ria del­l’i­so­la — non sono tan­tis­si­mi, ma sono tut­ti pre­pa­ra­ti con pro­dot­ti fre­schi di sta­gio­ne pra­ti­ca­men­te a chi­lo­me­tro zero, pre­fe­ri­bil­men­te for­ni­ti da pic­co­li pro­dut­to­ri; non man­ca­no taglie­ri di for­mag­gi e salu­mi, dol­ci fat­ti in casa e can­tuc­ci da accom­pa­gna­re con l’Aleatico dell’Elba.
Il menù non è fis­so pro­prio a cau­sa di que­sta esi­gen­za di lavo­ra­re con i pro­dot­ti che ci si tro­va­no sot­to­ma­no gior­no per gior­no, non si ricor­re ai sur­ge­la­ti, ini­zial­men­te non è sta­to faci­le far capi­re ai clien­ti per­chè non ci fos­se sem­pre dispo­ni­bi­li­tà degli stes­si pro­dot­ti — o la loro assen­za nel­la sta­gio­ne “sba­glia­ta” — ma col tem­po la moda del “Chi­lo­me­tro zero” ha gio­ca­to a favo­re del­la Locan­da e i riscon­tri posi­ti­vi non si sono fat­ti atten­de­re. Nel­la car­ta dei vini, oltre a eti­chet­te di pic­co­le azien­de vini­co­le ita­lia­ne e fran­ce­si, la par­te del leo­ne la fan­no le miglio­ri eti­chet­te iso­la­ne dei bian­chi e dei ros­si, in par­ti­co­la­re i vini dell’Arrighi di Por­to Azzur­ro, con il qua­le ha pro­dot­to per l’osteria il “Lon­go­ne­se 667”, un bian­co pro­dot­to con uve loca­li Anso­ni­ca, Bian­co­ne e Pro­ca­ni­co, sen­za aggiun­ta di lie­vi­ti, fer­men­ta­to e affi­na­to per sei mesi in ton­neaux e imbot­ti­glia­to sen­za fil­tra­zio­ni (con eti­chet­ta ela­bo­ra­ta da Fede­ri­co).
Fede­ri­co è “figlio — e nipo­te — d’ar­te”, dal momen­to che la sua fami­glia è nel ramo del­la risto­ra­zio­ne dal 1973.
Que­sti video fan­no par­te del­le ini­zia­ti­ve e dei pro­get­ti rea­liz­za­ti da Elba­ta­ste dal 2014 ad oggi. 

Foto di goelba.it

 

ELBATASTE: Locan­da Cec­co­ni

 

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