Carissimi amici dell’ Edicola, il titolo parla da solo, ma io, curioso come sempre, ho voluto approfondire meglio la questione.
Ed ecco un po’ di dati che ho trovato ricercando argomentazioni su una questione che, considerati i risvolti importanti per le persone, l’ambiente e le cose, ha suscitato il mio interesse.
Ad esempio non sapevo che tra gli anni ’90 e 2000 la produzione nazionale raggiunse picchi attorno ai 20 miliardi annui di metri cubi di gas, cioè circa 6 volte la quantità attuale.
( tratto da geopop.it)
Poi è successo che qualcuno ha ritenuto di bloccare tale attività, ma senza concedere alle necessità energetiche nazionali, il tempo necessario ad una sostituzione delle fonti energetiche rinnovabili.
Tuttavia, questa capacità estrattiva esiste ed è anche in casi d’urgenza, come oggi ripristinabile.
Ma ci vuole tempo.
Ma il Governo l’aveva questo tempo.
Pare proprio di sì, perché l’aumento esponenziale dei costi energetici era stato indicato da una relazione del GME di fine 2021 di ben 84 pagine.
Quindi si potrebbe dire che da settembre-ottobre del 2021 i dati erano molto ben conosciuti, cosi come erano già conosciute le dispute internazionali che si erano purtroppo manifestate, anche se a livelli molto più bassi di una disgraziata guerra;
ma comunque non era la prima volta e grandi avvisaglie negli anni passati, soprattutto sulle questioni energetiche, c’erano già state.
E cosi mentre il prezzo dell’elettricità continuava ad aumentare raggiungendo come certificato dal Gestore dei Mercati Energetici nella borsa del mercato elettrico nella settimana dal 4 al 10 luglio di quest’anno, una media di quasi 400 euro per MWh,
il governo già un anno fa conosceva L’URGENZA di riattivare i pozzi estrattivi.
E che cosa ha fatto ?
Ha aspettato fino a Febbraio per emettere un Piano di aumento della capacità estrattiva nazionale, ma intoppi di carattere burocratico non hanno reso possibile un nuovo inizio estrattivo.
Quindi adesso oggi è diventato TUTTO ANCORA PIÙ URGENTE e così si dovrebbe giustificare quanto detto dal Governo nazionale alla Regione Toscana, e cioè che quei 300 metri di nave Rigassificatore che vogliono mettere nel Porto di Piombino sono necessari ed indispensabili, mentre avrebbero potuto impegnare il tempo a loro disposizione, da settembre 2021 a gennaio 2022, per disporre veramente d’urgenza l’apertura dei pozzi di estrazione esistenti.
Considerando poi i circa 4 mesi previsti per reperire, a partire da luglio 2022, tutti i pareri autorizzativi al posizionamento in sicurezza del Rigassificatore a Piombino, ci sarebbero stati da settembre 2021 anche i tempi necessari per rimettere in funzione i pozzi di estrazione del gas, anche se temporaneamente, tanto quanto dovrebbe rimanere il Rigassificatore a Piombino e nel frattempo un Governo accorto avrebbe avuto i tempi e i modi per valutare come procedere realmente in futuro.
In conclusione, possiamo almeno esprimere tutte le nostre contrarietà ai 300 metri di nave ??
Ma quanto costano i viaggi delle navi che portano il gas alla nave Rigassificatore a Piombino?
Ma quanto carburante consumano?
Ma quanto inquinano?
Un saranno mica a pannelli solari?
Oppure dobbiamo tacere perché in cambio, pare, trovino la strada per riattivare la produzione delle rotaie nello stabilimento di Piombino.
Ma se c’è una strada per riattivare, anche se in parte, l’attività produttiva dello stabilimento di Piombino dobbiamo fare cambio con la sicurezza e l’ambiente territoriale.??
Fulvio Di Pietro