Mentre ti trovi lontano dalla tua Portoferraio, in quella terra di Siena che ormai ti ospita da tanti inverni, mentre nella tranquillità della tua casa stai rimuginando sul tempo che sta scorrendo portandosi via quasi tutte le testimonianze della tua spensierata adolescenza “portoferaiese”, proprio in uno di quei rari momenti portatori d’ispirazione per scrivere in proposito, così da buttar giù qualcosa da mettere poi insieme alle altre per i tuoi amici che da tempo te lo stanno chiedendo, ecco che vai su quella diavoleria di Facebook, che però ti mantiene ancora in contatto con il tuo vecchio mondo e con la tua vecchia piazza Cavour, che altrimenti non esisterebbero più e con un enorme dispiacere ed un grande senso di colpa per non esserlo mai andato a trovare in tutti questi anni, scopri che anche Luciano Venturucci se n’è andato. Credo che per tanti di noi, il parrucchiere sia stato e probabilmente continui ad essere, un momento di svago intimo in liberta’, una sorta di confessore laico che quando ti ci trovi bene non lo cambieresti mai. Uscivo dall’adolescenza e dal Grigolo, da Piazza Padella e dai “Giardinetti” dove la “mi nonna” mi portava a tagliarmi i capelli da Franco che per darmi una “potatina” mi metteva sul suo mitico cavallino rosso, quando ebbi l’ardire di spingermi fino alla sottostante piazza Cavour, nella quale aveva la sua bottega Luciano, al solito posto, penso di non sbagliarmi, dove prima c’era il famoso Meco e dove lui stesso aveva imparato il mestiere, sempre se non ricordo male i suoi racconti. Credo di aver avuto o undici o dodici anni e per la prima volta entrai da Luciano per accompagnare il mio grande amico di allora che era Paolino Fedi, che abitava proprio in cima a quel palazzo. Usando un anglicismo a quei tempi non in uso e che ora non sopporto, ma che rende bene l’idea, l’ambiente mi apparve subito trendy ( una volta avremmo detto da “topai” o alla moda) con la marcia in più che lui era uno dei nostri, un “portoferaiese” di centro, il figliolo di Bice, nonchè fratello di Marcello e di Emiliano. Con Luciano e con la sua assistente Luana, che poi lo seguì anche alle Ghiaie dove spostò la sua bottega permettendomi tra l’altro di allargare ulteriormente i confini del mio mondo conosciuto e di iniziare così l’altro bel periodo della mia vita che è stata la mia gioventù da Sigarino, il tempo trascorreva veloce e spensierato, con “du chiacchere” tra giovani “centrostorichini” alla moda e con la soddisfazione di essere uscito di lì ancora più “topaio” grazie al nuovo taglio di capelli. Ciao Luciano, potrei dirti che non sono mai venuto a trovarti perchè non ero sicuro che sarebbe stato oltre che certamente bello, anche giusto farlo, ma credo che sarebbe una scusa, anche se non del tutto infondata, se non altro perchè avrei potuto continuare ad informarmi sul tuo stato di salute tramite Marcello. Meglio dare la colpa alla nostra “portoferaiesità” che purtroppo, in mezzo a tanti aspetti belli e originali, contempla anche questa, chiamiamola infingardia, ma che sai meglio di me non essere il termine giusto. Comunque ti porterò sempre nel cuore, condoglianze a tutti i tuoi cari!
Anche noi dell’ Edicola Elbana ci uniamo al dolore.della famiglia porgendo le nostre più sentite condoglianze.
Davvero un bell’articolo, grazie di cuore da me, mia sorella e mia madre.❤️