L’informazione sul tema non mi pare sia mancata; credo che negli ultimi anni sia stato ben sviscerato e comunicato il problema dell’esubero degli ungulati che minacciano la biodiversità delle nostre isole, e che stanno cancellando ogni traccia della nostra cultura contadina, la quale rappresenta economia ma anche e soprattutto storia e valori, cioè identità. Le condizioni in cui si trova il territorio che amministro è un esempio palese della serietà del problema, che per la sua soluzione richiede sforzi sempre maggiori ed azioni decise.
E’ bene sottolineare che le decisioni delle Pubbliche Amministrazioni non sono determinate da gusti e sentimenti personali, viceversa sono la conseguenza di una seria analisi dei bisogni dei territori nel loro complesso e di un costante confronto tra amministratori e soggetti che possiedono specifiche competenze su specifici temi. La difficoltà dell’amministrare sta proprio nel considerare la visione di ogni categoria di soggetti, fare un “bilanciamento” di tutti gli interessi in gioco e individuare soluzioni equilibrate per il bene comune. All’analisi dei bisogni seguono progettazioni che devono essere coerenti con la visione generale dell’Unione Europea, nel rispetto delle normative nazionale e internazionali.
Infine, in questo contesto generale, di contro al “rumore” e alla disinformazione utile solo ad aumentare l’audience, creata da alcuni media, avrei piacere di sentire la voce di altri soggetti istituzionali, che il progetto del Parco lo hanno sostenuto e condiviso e di altri che pur proclamando la necessità di spingere sul turismo sostenibile, sulla sentieristica, sull’agricoltura biologia, e sul recupero e valorizzazione dell’identità culturale, continuano a ragionare in maniera settoriale e non trasversale come questi temi richiederebbero.