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Manchette di prima

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Pietro Orlandi all’Elba: La Forza di un Fratello, il Dolore di un Paese

Pie­tro Orlan­di è un sole all’orizzonte che non tra­mon­ta mai.
Come altro potreb­be esse­re defi­ni­to un esse­re uma­no che da ormai qua­ran­ta­due anni dedi­ca inde­fes­so la sua vita alla ricer­ca di veri­tà e giu­sti­zia per la scom­par­sa di sua sorel­la Ema­nue­la.
Gra­vo­si e cru­di appa­io­no i decen­ni tra­scor­si all’insegna di un miste­ro che bru­ta­le e sen­za avvi­si si è abbat­tu­to poten­te su Pie­tro e sul­la sua inte­ra fami­glia.
I ragaz­zi del trien­nio del­le scien­ze uma­ne han­no rice­vu­to la pre­zio­sa occa­sio­ne di ascol­tar­ne la diret­ta testi­mo­nian­za e i pen­sie­ri;
di con­di­vi­de­re con lui rifles­sio­ni ed emo­zio­ni.
Una tra­gi­ca vicen­da, quel­la di Ema­nue­la, di cui gli stu­den­ti era­no cer­ta­men­te già a cono­scen­za visti i nume­ro­si arti­co­li di gior­na­le, le inter­vi­ste, le mani­fe­sta­zio­ni, la for­te sen­si­bi­liz­za­zio­ne avve­nu­ta negli anni ma che, rac­con­ta­ta di per­so­na da chi ha subi­to le con­se­guen­ze di que­sta inde­fi­ni­bi­le per­di­ta, ne han­no ampli­fi­ca­to in manie­ra espo­nen­zia­le il coin­vol­gi­men­to emo­ti­vo di tut­ti.
La sua lot­ta e il suo spen­der­si con incrol­la­bi­le tena­cia e soli­da ricer­ca di giu­sti­zia e veri­tà, han­no infu­so nei più gio­va­ni un gran­de esem­pio di costan­za e for­za da appli­ca­re alla vita di ognu­no.
Pie­tro è il resi­lien­te e insta­ca­bi­le mes­sag­ge­ro di un pro­fon­do amo­re che scon­fi­na in ogni tem­po e luo­go.
È una stel­la che resi­ste fis­sa e anco­ra­ta al cie­lo nono­stan­te le galas­sie ammas­sa­te.
È una bar­ca a vela ormeg­gia­ta al por­to che non sbia­di­sce la sua tin­ta azzur­ra mal­gra­do gli scot­tan­ti rag­gi di sole e resta sal­da in quell’angolo di mare con­sa­pe­vo­le del­le onde che la sfi­de­ran­no, del ven­to che ten­te­rà di pie­ga­re il suo albe­ro mae­stro, del­le funi che incer­te subi­ran­no l’usura del rin­cor­re­si dei gior­ni.
Un amo­re intri­so di corag­gio.
Dolo­re e ricor­di, malin­co­nia e rim­pian­ti così tan­gi­bi­li da impre­gna­re i silen­zi e ren­de­re la sua sola pre­sen­za voca­bo­la­rio com­ple­to di tut­to.
Que­sto rima­ne dall’incontro avve­nu­to Saba­to 22 Feb­bra­io all’isola d’Elba nel liceo del­le scien­ze uma­ne.
Un tut­to per­mea­to di trop­pe cose.
Cose che Pie­tro, con un sem­pli­ce sguar­do, rie­sce a con­dur­re dol­ce­men­te nel cuo­re di ognu­no.
Alcu­ne appa­io­no chia­re e niti­de come quel­la stan­chez­za che mai si accom­pa­gna, però, al pen­sie­ro del­la resa di un uomo, di un fra­tel­lo, che è sta­to pri­va­to di una sorel­la con cui guar­da­re al futu­ro.
Un uomo cui è sta­to proi­bi­to sape­re cosa le sia acca­du­to;
cui è sta­to impe­di­to quel salu­to e quell’abbraccio così dan­na­ta­men­te pre­zio­si.
E poi le cose più vela­te, tra­spa­ren­ti come rivo­li d’acqua che scor­ro­no e non rie­sci a fer­ma­re, invi­si­bi­li come siste­ma­te die­tro i piu­mo­ni del­la not­te scu­ra.
Cose fat­te di spe­ran­za, di atte­sa insa­zia­bi­le, di pro­dez­za, di inte­gri­tà di chi mai barat­te­rà quel­la veri­tà che risul­ta esse­re l’unica mone­ta di scam­bio.
L’augurio vol­to a Pie­tro è quel­lo che pre­sto pos­sa svin­co­lar­si da que­sta roton­da in cui le uni­che usci­te sem­bra­no esse­re quel­le dei sot­ter­fu­gi, dei depi­stag­gi, dell’omertà di mol­ti, per diri­ger­si leg­ge­ro ver­so la stra­da, cri­stal­li­na e ter­sa, in cui poter tro­va­re final­men­te pace per quel­la che reste­rà comun­que tra le più gra­vo­se e dolo­ro­se ingiu­sti­zie avve­nu­te nel nostro pae­se.

Matil­de Gal­let­ti 5A Scien­ze uma­ne

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