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Manchette di prima

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Manchette di prima

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È finita l’illusione dell’Isola già sostenibile. Convocare subito gli Stati generali del clima All’Isola d’Elba

Se è vero che in una tra­ge­dia, come quel­la acca­du­ta a Por­to­fer­ra­io  in que­sti gior­ni,  c’è un pri­mo momen­to del soc­cor­so e del­la soli­da­rie­tà, del fare rete da par­te di tut­ti al di là  del colo­re poli­ti­co e ideo­lo­gi­co — e non rin­gra­zie­re­mo mai abba­stan­za i tan­ti gio­va­ni e i gene­ro­si volon­ta­ri che han­no par­te­ci­pa­to spon­ta­nea­men­te alle ope­ra­zio­ni di soc­cor­so — , è altret­tan­to neces­sa­rio, imme­dia­ta­men­te dopo, tro­va­re e capi­re le cau­se e assu­mer­si le respon­sa­bi­li­tà poli­ti­che.

Il fat­to che, men­tre i cit­ta­di­ni col­pi­ti, i volon­ta­ri, i vigi­li del fuo­co e la pro­te­zio­ne civi­le spa­la­va­no il  fan­go e ammas­sa­va­no rifiu­ti, il Sin­da­co di Por­to­fer­ra­io sia anda­to in tele­vi­sio­ne a dire che par­te del­la cau­sa del disa­stro fos­se sta­to un blac­kout alle pom­pe del Car­bu­ro, smen­ti­to a stret­to giro di posta da Enel, è di una gra­vi­tà inau­di­ta, per­ché que­sto vuol dire che o ha ripe­tu­to sen­za con­trol­lar­la un’informazione fal­sa data­gli dai suoi col­la­bo­ra­to­ri (chi?) oppu­re ha det­to una bugia in diret­ta TV.  Qua­lun­que sia il moti­vo, il Sin­da­co deve alme­no scu­sar­si con chi spa­la­va il fan­go men­tre veni­va inqua­dra­to dal­le tele­ca­me­re.
Resta­no però alcu­ne doman­de alle qua­li il Sin­da­co Nocen­ti­ni e gli altri ammi­ni­stra­to­ri comu­na­li elba­ni non pos­so­no sot­trar­si:

- per­ché in gior­ni di ripe­tu­te aller­te meteo color aran­cio­ne, oltre a chiu­de­re le scuo­le e tut­to ciò che è comu­na­le, non si è pen­sa­to di con­trol­la­re lo sta­to di indi­spen­sa­bi­li misu­re di sicu­rez­za? Le per­so­ne che abi­ta­no nel­le zone col­pi­te, che han­no case e atti­vi­tà com­mer­cia­li inva­se dal fan­go sono dispe­ra­te, e non baste­rà un inter­ven­to di aiu­to eco­no­mi­co o fisi­co a can­cel­la­re i dan­ni pra­ti­ci ed emo­ti­vi;
— per­ché le mes­se in sicu­rez­za per le qua­li sono sta­ti spe­si milio­ni di euro pub­bli­ci non han­no fun­zio­na­to in posti come Nispor­to, Nispor­ti­no, Bagna­ia, Proc­chio, La Pila;
— per­ché i fos­si tom­ba­ti e ristret­ti – vere e pro­prie bom­be inne­sca­te – non sono sta­ti “stom­ba­ti” e allar­ga­ti.
Ora è il momen­to di capi­re qua­li sono gli inter­ven­ti pro­gram­ma­ti per risol­ve­re ciò che non ha fun­zio­na­to e far sape­re alla comu­ni­tà qua­li ope­re sono pre­vi­ste dal Comu­ne di Por­to­fer­ra­io per non tro­var­ci alla pros­si­ma aller­ta meteo nel­le stes­se con­di­zio­ni.
Vor­rem­mo sape­re cosa è pre­vi­sto per la zona di Bagna­ia, per la fra­na del­le Viste, per le altre spiag­ge deva­sta­ta, il nome del­la per­so­na (assessore/a, delegato/a) che si sta occu­pan­do del­le poli­ti­che socia­li che sarà impe­gna­ta nel­la gestio­ne del­le emer­gen­ze.  Vor­rem­mo sape­re cosa inten­de fare il Comu­ne di Rio per le fra­zio­ni deva­sta­ta e l’evidente fal­li­men­to dei lavo­ri di mes­sa in sicu­rez­za e per evi­ta­re che quan­to suc­ces­so a Bagna­ia, Nispor­to e Nispor­ti­no acca­da anche a Cavo e nel­le altre fra­zio­ni del Comu­ne.
Tut­ti i comu­ni col­pi­ti han­no riu­ni­to il Cen­tro Ope­ra­ti­vo Comu­na­le, respon­sa­bi­le del­le atti­vi­tà a livel­lo comu­na­le-loca­le, il cui mas­si­mo pun­to di rife­ri­men­to è il sin­da­co o suo dele­ga­to (Leg­ge 225/1992 – Art. 15)?  Ci risul­ta di no.
Per esem­pio, il comu­ne di Por­to­fer­ra­io è dota­to di un Pia­no di pro­te­zio­ne civi­le che pre­ve­de una serie di atti­vi­tà da svol­ge­re in caso di emer­gen­za.
Seb­be­ne non defi­ni­ti­vo, il pia­no è vigen­te e sta­bi­li­sce in modo pre­ci­so i com­por­ta­men­ti da adot­ta­re dai respon­sa­bi­li degli uffi­ci comu­na­li. Tut­ta­via, l’amministrazione di destra non ha prov­ve­du­to alle nomi­ne, né uffi­cial­men­te né ver­bal­men­te.
Quel­lo che è suc­ces­so, l’evento cli­ma­ti­co estre­mo, è qual­co­sa di ormai ricor­ren­te e che pur­trop­po è desti­na­to a ripe­ter­si sem­pre più fre­quen­te­men­te – chec­ché ne pen­si­no i nega­zio­ni­sti cli­ma­ti­ci e i com­plot­ti­sti che sguaz­za­no nel fan­go — ma le ammi­ni­stra­zio­ni comu­na­li elba­ne sem­bra­no ogni vol­ta sem­pre più impre­pa­ra­te.
I comu­ni Elba­ni devo­no appro­va­re un Pia­no di adat­ta­men­to e resi­lien­za cli­ma­ti­ca, aggior­na­re le misu­re di mes­sa in sicu­rez­za del ter­ri­to­rio che si sono rive­la­te ina­de­gua­te in mol­te aree mes­se teo­ri­ca­men­te “in sicu­rez­za” e tor­na­re indie­tro rispet­to a pre­vi­sio­ni urba­ni­sti­che scel­le­ra­te ed obso­le­te che cemen­ti­fi­ca­no ulte­rior­men­te un ter­ri­to­rio fra­gi­lis­si­mo e crea­no solo nuo­vo peri­co­lo, non risol­vo­no l’e­mer­gen­za abi­ta­ti­va che sta cre­scen­do in tut­ta l’Elba, ma incre­men­ta­no la spe­cu­la­zio­ne immo­bi­lia­re e la ren­di­ta.
Inol­tre, va rivi­sta la map­pa del rischio idro­geo­lo­gi­co, Comu­ne per Comu­ne, in base a quan­to avve­nu­to e pen­san­do ai muta­men­ti cli­ma­ti­ci che ci aspet­ta­no. I cor­si d’ac­qua van­no “stom­ba­ti” e resti­tui­ti, dove pos­si­bi­le al loro cor­so natu­ra­le, cit­tà come Por­to­fer­ra­io, costrui­te in un’al­tra era cli­ma­ti­ca, van­no ripen­sa­te per poter soste­ne­re le nuo­ve con­di­zio­ni, non appe­san­ti­re ulte­rior­men­te con cemen­to e asfal­to a ter­ra e a mare ma pro­get­tan­do cit­tà e Pae­si “spu­gna” che tra­sfor­mi­no da peri­co­lo in risor­sa l’ac­qua che cade sem­pre più rara­men­te ma sem­pre più vio­len­te­men­te e in manie­ra con­cen­tra­ta. Per far que­sto biso­gna cam­bia­re poli­ti­ca a livel­lo nazio­na­le, regio­na­le e loca­le.
Dopo que­sta tra­ge­dia annun­cia­ta occor­re con­vo­ca­re gli sta­ti gene­ra­li cli­ma­ti­ci del­l’El­ba, ed assu­me­re pre­ci­se respon­sa­bi­li­tà e tem­pi­sti­che — basan­do­si maga­ri sul pro­get­to CO2 Pac­man al qua­le ade­ri­sce il Comu­ne di Por­to­fer­ra­io — per far diven­ta­re la nostra iso­la dav­ve­ro soste­ni­bi­le, car­bon neu­tral e resi­lien­te dal pun­to di vista cli­ma­ti­co.
Un pia­no insu­la­re di rin­no­va­men­to e nuo­vo pro­gres­so eco­no­mi­co e socia­le basa­to sul­l’am­bien­te e sul­la dife­sa di un’e­co­no­mia che sul­l’am­bien­te si basa.
Ma non si può ade­ri­re a vir­tuo­si pia­ni di adat­ta­men­to e resi­lien­za cli­ma­ti­ca e poi appro­va­re pia­ni strut­tu­ra­li che van­no nel­la dire­zio­ne con­tra­ria.
La tra­ge­dia cli­ma­ti­ca del 13 feb­bra­io ci dice dram­ma­ti­ca­men­te che è fini­ta l’illusione dell’Isola già soste­ni­bi­le, una favo­let­ta poli­ti­ca che per­met­te di poter tene­re i pie­di in due staf­fe.
Il nega­zio­ni­smo e il rin­vio non sono un’opzione pra­ti­ca­bi­le. La nostra fra­gi­le iso­la non se li può per­met­te­re.

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