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Garante territoriale dei diritti delle persone private della libertà ci spiega la situazione nel carcere di Porto Azzurro

Gen­tilis­si­mo dott. Rus­so, gen­tilis­si­mo dott. d’Andria, in qual­ità di Garante dei dirit­ti dei detenu­ti del­la Casa di Reclu­sione di Por­to Azzur­ro – Iso­la d’Elba, mi preme porre alla vos­tra atten­zione la situ­azione del­la sud­det­ta Casa, situ­azione per­al­tro già mes­sa a vos­tra conoscen­za dal­la Direzione del­la Casa di Reclu­sione “Pasquale de San­tis”. Da qua­si un anno nell’istituto ven­gono sis­tem­ati­ca­mente trasfer­i­ti detenu­ti, prove­ni­en­ti da altre carceri, per motivi di ordine e sicurez­za. Si trat­ta di detenu­ti con pene rel­a­ti­va­mente bre­vi rispet­to a quelle a cui sono sot­to­posti i detenu­ti “stori­ci” di Por­to Azzur­ro.  Molto spes­so sono indi­vidui con grossi prob­le­mi sia psichi­ci sia com­por­ta­men­tali, sovente stranieri e con vis­su­ti prob­lem­ati­ci, non curan­ti delle regole, che non han­no niente da perdere e che nel­la mag­gior parte dei casi met­tono a serio ris­chio la ges­tione dell’istituto con com­por­ta­men­ti aggres­sivi e vio­len­ti. In un isti­tu­to come quel­lo di Por­to Azzur­ro a media sicurez­za e con le sezioni aperte è alta­mente peri­colosa la loro pre­sen­za poiché spes­so, incu­ran­ti delle leg­gi e delle norme del­la con­viven­za civile, cre­ano situ­azioni forte­mente critiche e che fino­ra, solo gra­zie alla pro­fes­sion­al­ità del per­son­ale di polizia, del­la direzione e dell’area educa­ti­va, non sono degen­er­ate in situ­azioni irre­versibili, ma ci siamo andati molto vici­ni. Il per­son­ale di polizia, come lei saprà, è car­ente a liv­el­lo numeri­co poiché man­cano cir­ca 40 unità men­tre il sovraf­fol­la­men­to incom­in­cia ad essere una carat­ter­is­ti­ca del carcere che ormai con­ta più di 340 detenu­ti a fronte dei 300 di cir­ca un anno fa.  Inoltre queste per­sone sono spes­so, come dice­vo pri­ma, prob­lem­atiche per­ché psichi­atriche, dipen­den­ti da sostanze o con doppia diag­nosi e quin­di dif­fi­cilis­sime da gestire con le poche (per quan­to valide) risorse dell’area san­i­taria che comunque non è attrez­za­ta per affrontare questo tipo di casi, come più volte denun­ci­a­to anche a liv­el­lo regionale alle com­pe­ten­ti autorità san­i­tarie e politiche. Il cli­ma nell’Istituto è cam­bi­a­to molto e in peg­gio e queste situ­azioni rischi­ano di intral­cia­re se non van­i­fi­care tut­to il lavoro prezioso ed alta­mente pro­fes­sion­ale che l’aerea educa­ti­va e la polizia por­ta avan­ti, soprat­tut­to  negli ulti­mi tem­pi, quan­do final­mente sono arrivati nuovi F.G.P. , gio­vani ma alta­mente pro­fes­sion­ali e preparati, che lavo­ra­no inde­fes­sa­mente per una reale ried­u­cazione e rein­ser­i­men­to sociale e lavo­ra­ti­vo di col­oro che, scon­ta­ta la loro spes­so lun­ga pena, potran­no riac­quistare la lib­ertà.
Vi assi­curo che da quan­do svol­go la mia fun­zione di Garante non ho sen­ti­to altro che lamentele in questo sen­so da parte di tut­ti: detenu­ti, polizia, area educa­ti­va, direzione.
Dott. Rus­so, dott. d’Andria dovete ren­dervi con­to, davvero, che ques­ta è una situ­azione esplo­si­va e che da un momen­to all’atro potrebbe gener­are con­seguen­ze irre­versibili. A fronte infat­ti di una situ­azione geografi­ca e cli­mat­i­ca otti­male, il carcere di Por­to Azzur­ro sof­fre  parec­chie lim­i­tazioni e deficit  a causa dell’isolamento (non è un gio­co di parole!!) con tutte le con­seguen­ze del caso: rap­por­ti con i par­en­ti qua­si inesisten­ti se non vir­tu­ali, dif­fi­coltà nelle cure san­i­tarie  poiché  spes­so i detenu­ti devono essere por­tati in elisoc­cor­so sul con­ti­nente, caren­ze già strut­turali nel­la san­ità ordi­nar­ia, ma che  si aggra­vano ancor più per i detenu­ti, caren­za di per­son­ale che dif­fi­cil­mente si trasferisce all’Elba per svariati motivi (mezzi di comu­ni­cazione pre­cari,  impos­si­bil­ità di trovare allog­gi per tut­to l’anno….).
La Casa di Reclu­sione di Por­to Azzur­ro, un tem­po fiore all’occhiello dell’esperienza carcer­aria ital­iana, sta diven­tan­do un luo­go davvero di pena, non nell’accezione giuridi­ca del ter­mine, ma nel sen­so che le dif­fi­coltà e le sof­feren­ze sono diven­tate per tut­ti insop­porta­bili. Insom­ma, ques­ta situ­azione di grande emer­gen­za van­i­fi­ca la reale pos­si­bil­ità di tutela dei detenu­ti e del per­son­ale tut­to.
Pri­ma che capi­ti quel­lo che nes­suno vuole che acca­da vi prego quin­di di acquisire tutte le infor­mazioni utili al riguar­do e di provvedere al più presto ad atten­uare se non a col­mare le caren­ze e a risol­vere le crit­ic­ità che la situ­azione pre­sen­ta.
Sono cer­ta che com­pren­derete lo spir­i­to di queste mie righe e che agirete di con­seguen­za.
In atte­sa di un vostro riscon­tro, vi ringrazio per l’attenzione e vi invio i miei più def­er­en­ti salu­ti

 

Rai­mon­da Lobi­na

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