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Le Aree Marine Protette e i Parchi Nazionali della Rete Italiana Pelagos uniti insieme per la tutela dei mammiferi marini nell’era dei cambiamenti climatici

La tutela dei mari e degli oceani rap­p­re­sen­ta la sfi­da e l’obiettivo da rag­giun­gere su scala glob­ale.
Il baci­no del Mediter­ra­neo è sta­to iden­ti­fi­ca­to come hotspot di bio­di­ver­sità a ris­chio cli­mati­co, con tem­per­a­ture del mare che aumen­tano più rap­i­da­mente rispet­to ad altre aree e con ondate di calore marine, sic­c­ità e inon­dazioni costiere sem­pre più fre­quen­ti.
E’ dimostra­to che le aree marine pro­tette, se effi­cace­mente gestite, pos­sono rap­p­re­sentare soluzioni basate sul­la natu­ra per l’a­dat­ta­men­to al cli­ma, for­nen­do rifu­gi e aumen­tan­do la resilien­za di habi­tat e specie ai cam­bi­a­men­ti cli­mati­ci.
Più effi­cace è la pro­tezione, più gli organ­is­mi e gli eco­sis­te­mi saran­no in gra­do di far fronte e con­tin­uare a sostenere zone di pesca pro­dut­tive e altri servizi eco­sis­temi­ci.
E’stato dimostra­to che una bale­na è in gra­do di deter­minare l’assorbimento di enor­mi quan­tità di CO2, con­tra­stan­do l’aumento delle tem­per­a­ture glob­ali e con una val­ore medio sti­ma­to, in ter­mi­ni di servizi eco­sis­temi­ci, pari a 2 mil­ioni di dol­lari.
Si par­la anche di “effet­to fer­til­iz­zante” delle balene, in quan­to, dopo esser­si nutrite in pro­fon­dità, ritor­nano in super­fi­cie ridis­tribuen­do sostan­za organ­i­ca (nutri­en­ti come fer­ro e azo­to) alla base del­la pro­duzione pri­maria.
Una grande bale­na assorbe in media 33 ton­nel­late di CO2.
In lin­ea con l’agenda 2030 ed il Green Deal Europeo, le AMP e i Parchi di Pela­gos han­no deciso di impeg­nar­si in un prog­et­to atti­vo e con­cre­to per iniziare a com­pren­dere gli effet­ti di tali cam­bi­a­men­ti sulle abi­tu­di­ni dei mam­miferi mari­ni che fre­quen­tan­dole zone più costiere.
Il prog­et­to, che prende il nome di CLAPS (CLi­mate Adap­ta­tion Pela­gos Sanc­tu­ary) e che vede il coin­vol­gi­men­to di ben 12 part­ner (AMP Portofi­no, AMP Iso­la di Bergeg­gi, AMP Cinque Terre, AMP Sec­che del­la Melo­ria, Par­co Nazionale Arcipela­go Toscano, Par­co Nazionale Asi­nara, Par­co Nazionale Mad­dale­na, AMP Capo Tes­ta e Area di Tutela Mari­na di Capo Mor­to­la, Uni­ver­sità di Pavia, Nau­ta srl e Menkab: il respiro del mare) si pone l’ambizioso obi­et­ti­vo di raf­forzare il ruo­lo dei Parchi mari­ni quali sen­tinelle del cam­bi­a­men­to cli­mati­co e attori chi­ave nel mon­i­tor­ag­gio acus­ti­co delle specie del San­tu­ario. L’attività prevede infat­ti il posizion­a­men­to di stazioni fisse di mon­i­tor­ag­gio, sia per la tem­per­atu­ra dell’acqua, sia per l’ascolto dei ceta­cei attra­ver­so idro­foni, che per­me­t­tano di iniziare a com­pren­dere gli effet­ti dell’innalzamento del­la tem­per­atu­ra sui ceta­cei e l’impatto del rumore sug­li stes­si.
Molte delle AMP coin­volte sono già parte di reti di mon­i­tor­ag­gio ben strut­turate ed effi­caci. Il prog­et­to si riv­ela quin­di anche uno stru­men­to utile a con­sol­i­dare tali espe­rien­ze di suc­ces­so.

Come nasce il net­work Pela­gos
La rete delle Aree Marine Pro­tette e dei Parchi Nazion­ali che insistono su Pela­gos nasce nel 2019 su inizia­ti­va dell’AMP Portofi­no (che ne diven­terà poi il Coor­di­na­tore) e il sup­por­to, in prim­is di WWF Italia e Med­Pan (Mediter­ranean Pro­tect­ed Areas Net­work) e dell’allora Min­is­tero dell’Ambiente.
Nel 2019 le aree marine ave­vano sot­to­scrit­to un pro­to­col­lo d’intesa con l’obiettivo di incre­mentare le azioni di tutela e con­ser­vazione del San­tu­ario per la pro­tezione dei mam­miferi mari­ni Pela­gos con par­ti­co­lare rifer­i­men­to ad un mag­gior coin­vol­gi­men­to dei Comu­ni costieri fir­matari del­la Car­ta di parte­nar­i­a­to Pela­gos.
Chi fa parte del Net­work: le Aree Marine Pro­tette di Portofi­no, Cinque Terre, Iso­la di Bergeg­gi, Sec­che del­la Melo­ria, Capo Tes­ta Pun­ta Fal­cone, Par­co Nazionale Arcipela­go Toscano, Par­co Nazionale dell’Asinara,Parco Nazionale del­la Mad­dale­na e Area di Tutela Mari­na di Capo Mor­to­la.

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