«Questo orrore deve finire ora!», dice Amnesty International riferendosi alle guerre.Ognuno di noi sottoscrive questo grido, anche se può fare ben poco affinché la pace si realizzi. Troppi interessi economici coinvolgono i rapporti tra le nazioni, e noi ci ritroviamo a scrivere, a leggere, a proclamare parole nelle quali crediamo, senza riuscire a intervenire in modo concreto.Ma sul linguaggio d’odio sui social, ecco, lì potremmo intervenire davvero nell’unico modo possibile: non usandolo. In questa campagna elettorale ci sono persone che continuamente usano parole e modi “sbagliati”, mettendo spesso noi candidati in imbarazzo e difficoltà.Il paragone con la guerra potrà ad alcuni sembrare eccessivo, eppure un linguista autorevole come Federico Faloppa sostiene che le parole, se scagliate con violenza, sono come pietre, o come proiettili: possono ferire moltissimo.Mi appello quindi a tutti voi, brava gente che sa quando è il momento di parlare e quando di tacere, quando è il momento di fare silenzio e di mettersi in ascolto, per condividere le vostre idee con quelli a cui tenete, con quelli che vorreste vincitori e vincitrici. Ciò che vi chiedo è di fare non uno, ma molti passi indietro.Nelle nostre liste ci sono ragazzi e ragazze. Proviamo a dar loro l’esempio di come si possa, o talvolta si debba alzare correttamente il tiro nel linguaggio e nei modi. Non vi chiedo certo di rinunciare alla critica e all’espressione delle vostre opinioni, ma solo di provare a utilizzare il più possibile un linguaggio rispettoso, onesto e consapevole. Pace, per favore.
Silvia Boano