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Manchette di prima

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Manchette di prima

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Ultime visite delle scuole all’Open Air Museum di San Martino prima della chiusura invernale… e una sorpresa storica

scrit­to da Fon­da­zio­ne Ita­lo Bola­no

Al cal­do sole di que­sto autun­no che sem­bra­va non voler ini­zia­re, le scor­se set­ti­ma­ne si sono svol­te le ulti­me visi­te all’Open Air Museum Ita­lo Bola­no pri­ma del­la chiu­su­ra per il ripo­so inver­na­le.
Due clas­si del­la Scuo­la Media Gio­van­ni Pasco­li, la IIB e la IIE, Isti­tu­to Com­pren­si­vo San­dro Per­ti­ni di Por­to­fer­ra­io, accom­pa­gna­te dal­le loro inse­gnan­ti, si sono avvi­cen­da­te nel Giar­di­no dell’Arte, per avvi­ci­nar­si a que­sta real­tà arti­sti­ca che sta per com­pie­re 60 anni.
Que­sti ado­le­scen­ti elba­ni, inte­res­sa­ti e moti­va­ti, gra­zie ad una accu­ra­ta pre­pa­ra­zio­ne, si sono così acco­sta­ti ad una real­tà arti­sti­ca del­la qua­le ave­va­no una cono­scen­za mol­to som­ma­ria.
Chi era Ita­lo Bola­no, arti­sta iso­la­no come loro, qua­le era­no i suoi sogni e pro­get­ti quan­do fin da ragaz­zo pro­get­ta­va un luo­go d’ar­te aper­to alla con­tem­po­ra­nei­tà, rivol­to al futu­ro, come il Giar­di­no del­l’Ar­te, nato con enor­mi sacri­fi­ci per­so­na­li, fisi­ci ed eco­no­mi­ci, spes­so in soli­tu­di­ne e come è cre­sciu­to nel tem­po: que­ste solo alcu­ne del­le doman­de alla qua­le abbia­mo cer­ca­to di rispon­de­re.
E poi l’at­ten­zio­ne dei ragaz­zi è sta­ta con­cen­tra­ta su alcu­ne del­le più signi­fi­ca­ti­ve del­le 30 ope­re pre­sen­ti nel Giar­di­no.
Innan­zi tut­to l’On­da, un’ ardi­ta fon­ta­na di 13 metri di lun­ghez­za che non but­ta­va più acqua e che, gra­zie ad un gene­ro­so inter­ven­to eco­no­mi­co di Ros­sa­na e Mario Lane­ra di Asso­ship­ping, ha ritro­va­to il fre­sco mor­mo­rio di que­sto ele­men­to liqui­do – accu­ra­ta­men­te a cir­cui­to chiu­so — che atti­ra i nume­ro­si uccel­li che han­no colo­niz­za­to il giar­di­no e che dona fre­scu­ra al visi­ta­to­re anche nei perio­di più cal­di del­l’E­sta­te.
Il Monu­men­to a Mario Luzi, l’o­pe­ra cen­tra­le e più sug­ge­sti­va che ricor­da l’ul­ti­mo dei gran­di poe­ti erme­ti­ci del ‘900 e che testi­mo­nia l’in­ten­sa ami­ci­zia tra il Poe­ta e l’Ar­ti­sta; Ita­lo fece inau­gu­ra­re al poe­ta stes­so l’o­pe­ra nel 1996, dal pal­co­sce­ni­co del Tea­tro, che fa par­te del com­ples­so monu­men­ta­le pri­ma del con­fe­ri­men­to del­la cit­ta­di­nan­za ono­ra­ria al Poe­ta da par­te del Comu­ne di Mar­cia­na Mari­na. L’o­pe­ra, che ha rivi­sto nel mese di luglio, dopo 35 anni, la rap­pre­sen­ta­zio­ne “Mol­to Rumo­re per nul­la” di Sha­ke­spea­re gra­zie alla nuo­va “Com­pa­gnia del­le Tisa­ne”, per la regia di Fabio Punis, ha rea­liz­za­to il pro­get­to del­l’Ar­ti­sta, che l’a­ve­va pen­sa­ta pro­prio come “pla­tea” del Tea­tro stes­so, con i suoi ele­men­ti archi­tet­to­ni­ci “sedi­bi­li”.
I ragaz­zi sono poi sta­ti con­qui­sta­ti dal­la gestua­li­tà di Bola­no, rap­pre­sen­ta­ta sui monu­men­ti cera­mi­ci dove il tem­po ha rea­liz­za­to un altra idea del­l’ar­ti­sta: i liche­ni stan­no colo­niz­zan­do le tabel­le di refrat­ta­rio sul­le qua­li Bola­no ave­va trac­cia­to i suoi segni sim­bo­li­ci con i qua­li ora la natu­ra inte­ra­gi­sce in una per­pe­tua evo­lu­zio­ne che uni­sce sem­pre più i due ele­men­ti, arti­fi­cia­li e bota­ni­ci.
I ragaz­zi sono poi sta­ti invi­ta­ti e rap­pre­sen­ta­re sul car­ta, a modo loro, le ope­re che li han­no più emo­zio­na­ti e han­no pro­dot­to degli schiz­zi che saran­no poi rie­la­bo­ra­ti e com­ple­ta­ti a scuo­la, sot­to la gui­da dei loro inse­gnan­ti di Arte.
Nes­su­no però pote­va imma­gi­na­re che un altro “mira­co­lo” del desti­no si sta­va com­pien­do: un’al­tra “cap­su­la del tem­po” si è ria­per­ta allor­ché abbia­mo evi­den­zia­to la gran­de cera­mi­ca posta su un muro al par­cheg­gio del Museo, accan­to a quel­la che un tem­po era l’en­tra­ta del Pri­mo Museo tra il 1964 e la fine degli anni ’80.
Si trat­ta di un’o­pe­ra com­po­sta da pan­nel­li rea­liz­za­ti con colo­ri cera­mi­ci cot­ti nei labo­ra­to­ri del Museo, dai “ragaz­zi” del­la stes­sa Scuo­la Pasco­li nel 1992, come ricor­da la tar­ga appo­sta accan­to. Quei nomi, Casi­ni Sil­via, Ales­sio Alai­mo, I.Bianchi, Peria Mar­co, Saman­tha Rovi­tel­li ed altri, sono di adul­ti, oggi for­se geni­to­ri o paren­ti degli attua­li alun­ni in visi­ta. Una vera sor­pre­sa che get­ta un pon­te sto­ri­co tra que­sti gio­va­ni di tem­pi diver­si, riu­ni­ti dal­l’Ar­te.
L’e­mo­zio­ne è sta­ta for­te per tut­ti e al tie­pi­do sole non pro­prio autun­na­le è sca­tu­ri­ta una pro­mes­sa, da par­te del­la Pre­si­den­te Ales­san­dra Ribal­do­ne: que­sta sto­ria tro­ve­rà posto nel volu­me che stia­mo com­po­nen­do per cele­bra­re que­sto decen­na­le tra­guar­do, il pri­mo sen­za Ita­lo Bola­no e i miglio­ri dise­gni tro­ve­ran­no col­lo­ca­zio­ne appun­to in que­sto volu­me, segno di un’o­pe­ra dedi­ca­ta all’I­so­la che Bola­no ama­va tan­to, per la memo­ria del­le futu­re gene­ra­zio­ni.

Nel­le foto :
I ragaz­zi del­la Pel­li­co in visi­ta al Museo e impe­gna­ti nel­la rea­liz­za­zio­ne dei loro schiz­zi
La sto­ri­ca cera­mi­ca del 1992 con le ope­re cera­mi­che rea­liz­za­te dai gio­va­ni di allo­ra.

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