La storia che ora vi vado a raccontare é una storia di paese, di mare e di pescatori.
Storia di vita e di un lavoro che, anche se duro e solitario è ricco di soddisfazione, di compromessi e di scelte.
Compromessi con il tempo la pazienza la natura e con noi stessi.
Molti uomini con la sua costanza forza e amore per questo lavoro hanno cresciuto famiglie, aiutato amici e paesani perche ner momento der bisogno, e prima ce n’era, hanno messo nel piatto der vicino o di chiunque qualche pesce pescato magari in una notte gelida e buia.
Gesta mai dimenticate e sicuramente con il tempo ricompensate con il solito bene e amore per rendere una vita severa, un pò meno dura der consueto.
Molti anni fa io, all’ ora sedicenne, mi feci ir famigerato libretto di navigazione.
In poe parole ir consenso pé intraprende la carriera marittima.
Ar tempo la navigazione era un bel lavoro, ben retribuito e assicurato.
Molta gente e molti giovani come me avrebbero potuto trovare lavoro sulle navi facirmente e così mi presi anche io il libretto.
Dopo qualche prova prima medica poi in mare a Viareggio mi timbrarono ir benestare pé poté navigá.
Ma peró, perche c’è sempre un peró, nelle leggi e nelle regole italiane c’ é sempre varcosa che devi fá in più, non é una novità in Italia è così.
Infatti dopo tutti i documenti timbrati e firmati dalle capitanerie vi era una sorta di stacco del libretto cioè dovevi lavorare per un certo periodo di tempo con qualcuno in mare o pescatore o barche da sub o da gita.
Insomma dovevi lavorare in mare per poi essere pronto alla navigazione totale e così feci.
Al tempo conoscevo un grande pescatore io lo chiamavo Capitan Jenny ma lui era conosciuto come Genino.
Che Dio lo benedica, grande uomo che adesso navigherá tra le nuvole in cielo, lo ricorderò sempre.
Mi ha insegnato molto.
E lui mi prese con sé e mi disse: “non ti preoccupare Luca ir libretto te lo stacco io”.
E così m’ imbarcai con Capitan Jenny.
Fù bellissimo, m’ insegnò molte cose di mare ma una in particolar modo, il rispetto per esso.
Perché quando meno te lo aspetti in mare può succedere di tutto.
Aveva ragione.
Una mattina mi ricordo presimo il mare per andá a salpá le reti in una cala detta dai pescatori “Le forbici”.
Era buio quando lasciammo ir molo ed io ero a prua della grande barca di legno.
Mangiavo la stiaccia con la mortatella e Capitan Jenny ar timone come sempre, ogni tanto pe tenermi sveglio mi urlava: ” Luca portami il secchio… Luca sistema le cime…Luca prepara l ancorotto.…”
Lo faceva per tenermi sveglio ero un bimbo.
Ma io non dormivo, il cuore mi batteva forte ero fiero e felice, avrei girato il mondo con lui, non avevo paura…mai, perche mi piaceva il mare, lavorá meno ma il mare mi entusiasmava.
Il mare calmo accarezzava la chiglia della barca e Capitan Jenny con la mano sulla barra del timone scrutava l orizzonte per riconoscere i segnali delle reti da lui messi il giorno prima.
Arrivammo sul punto e mi urló: “Luca prendi il segnale e comincia a salpá la cima, porta tutto a poppa e passalo sul verricello” e così feci.
Operazione da manuale pensai ma Capitan Jenny mi rimprovero perché non avevo staccato prima il segnale ma poi mi disse: ” Sei in gamba,bravo”
Cominciammo e ner mentre ir sole sorgeva dal mare noi con maestria mettevamo le reti piene di pesci in barca, bellissimo.
Eravamo quasi alla fine della salpa
quando capitan Jenny si girò e mi disse: ” Luca moviti che cambia tempo, si mette grecale, moviti…”
Infatti ebbe ragione, ner giro di pochi minuti si alzò il vento e la calma sparì rapidamente.
Avevamo quasi finito ma la barca presa dal vento governava male quindi Capitan
Jenny con l aiuto del potente motore riuscì a manovrare finendo il lavoro senza rischiare l elica nelle reti.
Un grande.!
Girammo di prua per tornare al porto e li ci fu il dramma.
Una tavola in sentina si sollevò e cominciò a imbarcare acqua…
Capitan Jenny si accorse subito del danno e velocemente cerco di tamponare la falla con uno zoccolo di legno, e mi disse: ” Luca se va l acqua nel motore é un casino, metti i piedi sullo zoccolo e facci forza finché non arriviamo al molo”
Deh, non so dove presi la forza…!
Ma dalla paura che avevo spingevo così tanto che ormai non sentivo più niente, ero diventato solidale con la barca.
Capitan Jenny timonava e mi continuava a dire: ” Luca comé…ne entra acqua?”
“No…Jenny…tranquillo poca poca” risposi.
Entrammo in porto e io ero felice non tanto perché non avevo avuto paura, ma perché anche io ero servito a qualcosa, ero fiero.
Quello fù il mio battesimo del mare.
Grazie Capitan Jenny, ogni tanto quando vedo Antonio tuo figliolo glielo racconto e lui si emoziona.
É stato vero orgoglio navigare con te perché prima era così.
Le persone genuine e semplici t’ insegnavano e tu ne facevi oro.
Bellissimo questo ricordo di Settesenzalevà ar secolo, come scriverebbe lui, Luca Senzamici.
Genino era proprio cosi, semplice ma, allo stesso tempo un mito. Benvenuto da tutti e ricordato nel tempo da tutti in questa maniera dolce e affettuosa.