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Manchette di prima

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Anni 80; Giardinetti di Porto Azzurro: “Chi tenta la fortuna??”

Vicende per­son­ali e non han­no imped­i­to alla pul­ce di rac­con­tare nei giorni scor­si qualche altra sto­ria pae­sana ma ecco­mi di nuo­vo, ho pre­so car­ta e pen­na per rac­con­tarvi di un altro luo­go di questo mer­av­iglioso paese a me molto caro: i gia­r­dinet­ti.
I bim­bi d’oggi van­no ai “gia­r­di” e non pos­sono min­i­ma­mente immag­inare cos’erano e com’erano una vol­ta. Per diverse gen­er­azioni di lon­gone­si sono sta­ti luo­go di giochi, scherzi, incon­tri e scon­tri, un par­co dei diver­ti­men­ti nat­u­rale. Sit­uati poco pri­ma del­la piaz­za prin­ci­pale e dietro la chiesa adesso sono sicu­ra­mente un pos­to dove passeg­gia­re o seder­si nelle pan­chine poste ai quat­tro angoli, con aiuole basse rac­chiuse da ringhiere in fer­ro, ma una vol­ta si pre­sen­ta­vano assai diver­si. Pri­ma di tut­to c’er­a­no i pini, per cer­ti ver­si fas­tidiosi con le loro radi­ci che alza­vano le las­tre poste a pavi­men­tazione ma per altri indub­bi­a­mente como­di per l’ombra che face­vano; c’era la “pomp­ina” o “dra­go verde” dove bere, schiz­zarsi, riem­pire gavet­toni ecc. Ciò che però ricor­do di più sono i pomerig­gi pas­sati a gio­care ai gia­r­dinet­ti con bim­bi di ogni età. Già per­ché lì c’er­a­no diverse aiuole sep­a­rate da siepi ed una, quel­la che anda­va da dietro la casa del prete alle cab­ine tele­foniche, era il cam­po di gio­co prin­ci­pale per chi gio­ca­va a “palline”. Armati di biglie e boc­cioni di ogni col­ore si anda­va lì per gio­care ore e ore, cer­can­do di vin­cere qualche altra sfera di vetro o por­cel­lana. Il gio­co pre­sen­ta­va diverse regole e vari­anti ma in sostan­za con­sis­te­va nel “chioc­care”, colpire, la pal­li­na avver­saria per impos­ses­sarsene, era fon­da­men­tale andare in buca, si pote­va fare un pal­mo las­cian­do un semi­cer­chio sul­la ter­ra, o due (vale allun­gas­si al mas­si­mo) tut­to per cer­care di avvic­i­nar­si alla pal­li­na da colpire o alla buca da cen­trare. Ogni pic­co­la sfera ave­va poi un pre­ciso val­ore di mer­ca­to, dato dai col­ori, dal mate­ri­ale, c’er­a­no quelle delle nazioni (dell’Italia del­la Ger­ma­nia ecc). Le dinamiche di gio­co era­no tal­vol­ta impro­visas­te e sta­bilite dai parte­ci­pan­ti, c’era chi pro­pone­va il “ten­tate la for­tu­na”, cioè se rius­civi nel­la pro­va (andare in buca o in una scat­o­la o altro) vince­vi un bel bot­ti­no. C’era anche chi forse più inter­es­sato al guadag­no che al diver­ti­men­to o forse per puro spir­i­to impren­di­to­ri­ale gri­da­va “ven­do palli­neee”. Insom­ma ce n’era per tut­ti i gusti e sen­za arte­fat­ti o tec­nolo­gie ci si diverti­va vera­mente.
Pri­ma di salu­tarvi vor­rei ringraziare l’attento let­tore che ci ha fat­to notare come nell’ultimo arti­co­lo la pul­ce ha erronea­mente asso­ci­a­to giochi alla fes­ta dell’Unità quan­do invece avveni­va­mo durante le man­i­fes­tazioni dell’Unione sporti­va… scusate anch’io per­do colpi.

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