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Manchette di prima

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Sull’ eradicazione degli ungulati e di un tipo di politica — Andrea Solforetti

Gli appel­li e le note degli ammin­is­tra­tori locali sul­la ques­tione ungu­lati ci per­me­t­tono di fare una rif­les­sione. La situ­azione negli ulti­mi anni è divenu­ta ora­mai insosteni­bile e trovare una soluzione defin­i­ti­va è nec­es­sario. L’Iso­la d’El­ba sta sco­pren­do la sua vocazione nel tur­is­mo espe­rien­ziale, in par­ti­co­lare nel­lo Slow Tourism. Questo vuol dire val­oriz­zare al mas­si­mo il nos­tro ter­ri­to­rio, pun­tan­do alla sal­va­guardia dell’ambiente, alla cul­tura e alla riscop­er­ta delle nos­tre tradizioni: un tur­is­mo sosteni­bile e respon­s­abile. Gli ungu­lati sono sta­ti impor­tati intorno agli anni ’70 col solo scopo vena­to­rio e adesso c’è bisog­no di trovare una soluzione ad una situ­azione diven­ta­ta peri­colosa. Siamo quin­di di fronte ad una scelta sul futuro del­l’El­ba: dob­bi­amo diventare una ris­er­va di cac­cia o dob­bi­amo aiutare e spin­gere chi rende uni­ci i nos­tri prodot­ti locali? Per­ché, alla fine, l’u­na esclud­erà l’al­tra. Chi sceglie di inve­stire sul nos­tro ter­ri­to­rio non può più rischiare di perdere in una sola notte il lavoro ed i sac­ri­fi­ci di un intero anno. Pen­so ai viti­coltori, agli agri­coltori e a tut­ti quei pro­dut­tori che ren­dono la nos­tra iso­la un’ec­cel­len­za. Le posizioni che dan­no “un colpo al cer­chio e un colpo alla botte” (per non par­lare dei vizi nor­ma­tivi) non sono gius­ti­fi­ca­bili e si dimostra­no anco­rate ad una polit­i­ca indif­fer­ente alle esi­gen­ze com­pren­so­ri­ali e soprat­tut­to poco lungimi­rante. Per quan­to tem­po dovre­mo andare avan­ti così?

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