Buongiorno Marino, la situazione che stiamo vivendo che tipo di impatto ha per un soggetto come il vostro che si occupa di turismo a largo spettro, viaggi sull’isola, scuole viaggi all’estero. Come la vedi cosa sta succedendo e cosa pensate di mettere in campo di straordinario per questa situazione?
Come la vedo, la vedo male. Gli effetti sono disastrosi perché si è fermato tutto e quindi tutte le aziende come i tour operator e le agenzie di viaggio che lavorano con il turismo si sono fermate. La situazione per questo tipo di aziende, come altre legate all’indotto turistico, al movimento al territorio, è drammatica, non so se gli incentivi, i sostegni che verranno messi a disposizione dal governo come la cassa integrazione basteranno. Le associazioni di categoria a livello nazionale, anche sulla base delle indicazioni che provengono dai territori, chiedendo misure ulteriori perché i fatturati si sono azzerati. Abbiamo di fronte la scelta di chiudere o resistere con i sostegni che verranno, in attesa di questa ripartenza che per adesso non si vede.
Cosa stiamo facendo? Questa cosa qui legata all’emergenza sanitaria cambierà il modo di vivere, cambierà il paradigma. Ci sono due scuole di pensiero: quando ci sarà il vaccino tutto tornerà come prima, questa fase ci ha fatto toccare con mano che certi modelli di comportamento, certi stili di vita non vanno bene e perciò approfittiamo per cambiare. Propendo per la seconda, se si riparte e tutto deve essere come prima allora è meglio stare così! Lo so che è una provocazione però dobbiamo cogliere questa occasione per cambiare e quindi anche l’approccio al turismo, alla fruizione del territorio rispetto alle esperienze che si possono fare. Anche il nostro territorio può dare molto, abbiamo spazio, natura, abbiamo le tradizioni locali, la cultura, i prodotti agroalimentari e sono tutti valori aggiunti. Noi ci stiamo attrezzando per fare delle proposte che includano questi temi.
In questo periodo stiamo mettendo l’accento sul turismo interno vista la situazione del blocco attuale del turismo internazionale del quale l’Italia, la Toscana, l’Elba vivono. Questo cambio di paradigma è un passaggio da un turismo di quantità a un turismo di qualità. Andando a capire se la qualità si porta dietro un valore aggiunto in termini economici. Nelle città dove c’era il sovraffollamento, Firenze, Venezia, Roma adesso non c’è più nessuno. Trovare la via di mezzo fra il turismo di massa come era prima ed un turismo più regolato ma c’è un problema di risorse, meno gente non vuol dire necessariamente meno risorse. Forse è una questione di scelte?
E’ si è una questione di scelte, è una questione anche di scenari. Noi facciamo delle previsioni sulla base di quello che sarà dopo, ma abbiamo pochi elementi. Il fenomeno di overturism probabilmente è una fase superata che appartiene ad un altro mondo, se propendiamo sulla seconda ipotesi di cambiare paradigmi. Diciamo noi, ma anche tante altre località nel nostro paese, salvo le città d’arte, sono legate alla stagionalità, però anche sulla stagionalità delle cose cambieranno. Se ci saranno delle modalità diverse di fruizione delle ferie, dei turni di lavoro diversi, noi abbiamo una marcia in più rispetto ad altri territori perché in questa parte di Toscana si può fare esperienza di viaggio tutto l’anno. Quindi bisogna lavorare su questo, uscire dai tre mesi l’anno di stagione e orientarsi su una piattaforma economica che sia basata su tutto l’anno e qui gli operatori devono mettersi in gioco, le istituzioni e probabilmente questo potrebbe essere il modo di arginare la situazione da un punto di vista economico. Se dalla quantità si passa alla qualità poi bisogna che questa qualità renda da un punto di vista economico, se anziché lavorare solo per due mesi riusciamo a fare in modo che la frequentazione turistica si estenda per tutto l’anno, questo potrebbe essere un modo per risolvere tanti aspetti.
Di questo fino prima dell’inizio della crisi se ne parlava ma di fatti concreti non se ne sono visti, adesso questa crisi sta spostando qualcosa nel modo di affrontare il futuro perché dopo questa stagione c’è quella del 2021, non è che con la bacchetta magica si risolve. Cosa sarebbe necessario per fare in modo che all’Elba si passi da una stagione corta ad una lunga, dal turismo di massa ad un turismo di qualità, quali sarebbero i passaggi, le necessità?
Bisogna fare le cose che non si sono mai fatte. Dell’allungamento della stagione sono 40 anni che se ne parla ma in concreto di passi in quella direzione non ne sono stati fatti perché probabilmente a molti va bene così. Bisogna fare sistema fra le istituzioni e gli stakeholder, si siedano intorno ad un tavolo e facciano un progetto che vada in quella direzione. Questo territorio ha bisogno di una regia unica e gli strumenti ci sono anche la legge sugli ambiti turistici va in questa direzione. Confrontarsi e collegarsi in maniera più stretta a quelle che sono le politiche turistiche del territorio da parte della Regione Toscana e avere una sorta di cabina di regia che consenta di fare sistema, di fare rete, di programmare per esempio dall’autunno 2020 per tutta la stagione 2021. Organizziamo i prodotti di fruizione del territorio, la frequentazione attraverso una rete che programmi per tutto l’anno le possibilità di vacanza, di visita. Le modalità ci sono, le politiche regionali vanno in questa direzione bisogna che si esca dagli steccati….
Secondo te il tema del comune unico torna di attualità in questa crisi?
Secondo me è un tema sul quale dobbiamo lavorare tutti, le associazioni di categoria sono schierate in maniera molto più decisa rispetto al passato su questo tema. Questo territorio ha bisogno di essere governato in maniera unitaria. Superata la fase dell’emergenza sanitaria tutti ci dobbiamo porre l’obiettivo di fare un passo avanti, non sarà facile, non lo è stato nel passato anche in occasione del referendum dove sono stati fatti alcuni errori, però adesso è una tappa obbligata.
Questa crisi rimette al centro la questione della governance di un territorio?
Esatto la crisi rimette al centro la questione della governance si va in quella direzione.
Potremmo dire che l’Elba da questa crisi potrebbe uscirne rafforzata avendo tanto potenziale da esprimere a differenza di altri territori che erano già saturi.
Io spero che questa crisi serva proprio a questo, se tutto deve essere come prima mi chiedo in maniera provocatoria forse ci conviene rimanere così