Con una nota inviata ieri al Presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e al Responsabile di settore Attività Faunistico Venatoria della Regione Toscana il sindaco di Marciana Simone Barbi richiede urgentemente “la programmazione di regolari abbattimenti nel territorio marcianese e un “calendario” degli stessi per darne notizia e restituire fiducia ai cittadini, anziché interventi conseguenti a richiesta del singolo soggetto”. “La situazione, che era già drammatica prima del comprensibile fermo degli abbattimenti a causa dell’emergenza COVID, oggi appare oggettivamente insostenibile.
Oltre a rappresentare un pericolo costante sulle nostre strade, oggi quotidianamente gli ungulati si addentrano nelle proprietà private all’interno degli abitati.Nei paesi di Marciana e Poggio, ricompresi nel perimetro del Parco, arrivano facilmente nel centro del paese; nelle frazioni di Pomonte e Chiessi, fuori dai confini, devastano regolarmente orti e giardini, così come anche a Patresi e Sant’Andrea.
Per quanto riguarda Pomonte nei giorni scorsi si è rilevato come i danni stiano incominciando a interessare anche le infrastrutture; profondi scavi in corrispondenza dei piantoni dei guard rail, e dei pali di indicazione stradale e per ultimo, il sollevamento di una consistente parte del corrugato contenente una linea di pubblica illuminazione — si noti che esso era coperto da un cordolo di cemento — lungo un sentiero in paese, che conduce alla sorgente dove la popolazione si approvigiona di acqua. Naturalmente dopo il passaggio degli animali, il sentiero risultava chiuso da sassi e terra; è stato riaperto dagli operai comunali per consentire l’accesso alla fonte ma di nuovo gli animali sono tornati. Un altro sentiero, questo “privato” ha subito la stessa sorte.
Questa Amministrazione, non disponendo di un numero di operai tale da poter ripetere ogni giorno la pulizia delle strade dai materiali franati, né la riapertura di sentieri o la ricostruzione dei tradizionali muretti a secco, in questa particolare situazione ha deciso di risistemare i muri di delimitazione del sentiero di servizio alla sorgente, realizzandoli in muratura. Non ci sono alternative.Tra Pomonte e Chiessi aggrava la situazione il fatto che poco sopra la strada provinciale, circa quattro anni fa la zona è stata percorsa dal fuoco e conseguentemente è sottoposta al divieto di caccia in ossequio alla L. 353/2000.
Questo Comune, la cui economia si basa sulle risorse ambientali e il pregio paesaggistico, non può permettersi di restare indifferente rispetto alla distruzione del proprio territorio, che rappresenta il proprio capitale. I proprietari dei terreni sostengono continue spese per rendere inaccessibili le proprietà così da non vanificare il loro lavoro. Tuttavia gli animali scavano, creando punti di debolezza nelle recinzioni ed entrano comunque nelle proprietà.
La maggioranza di essi decidono di abbandonare i terreni, perché non esiste risarcimento per la frustrazione e comunque non tutti hanno la voglia o gli strumenti intellettuali per compilare richieste di risarcimento o di abbattimento.
Siamo ben consapevoli che il problema non è di facile né di immediata soluzione, e soprattutto crediamo che l’efficacia di ogni azione che verrà intrapresa per il bene di questo territorio dipenderà dalla sinergia che codesti due spett.li Enti sapranno realizzare, quindi da un piano di interventi complementari. Scrivervi questa nota è stato d’obbligo, essendo il Comune la più diretta espressione delle comunità locali. Riceviamo continue richieste di intervento dai cittadini esasperati; in un momento storico in cui la nostra popolazione ha reagito all’obbligo di distanzamento sociale riavvicinandosi alla terra, pulendo terreni incolti e rimettendoli a frutto, anche per tamponare in quealche maniera l’emergenza economica che sta insorgendo in un territorio la cui unica fonte di reddito per molte famiglie era il turismo, dobbiamo ascoltare e prenderci a cuore più che in passato tali richieste.
Peraltro, operando costantemente in prossimità della cittadinanza siamo in grado di “sentire il polso”, gli umori, della popolazione, e il rischio è che oggi le comunità, che valutano il lavoro di noi tutti inefficacie, cerchino di “farsi giustizia” da sole secondo modalità che potrebbero essere pericolose, oltre che illegittime, ma comprensibi