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Manchette di prima

EDICOLA ELBANA SHOW

Quello che l'altri dovrebbero di'

Manchette di prima

BREAKING NEWS

Filippo Randelli un viaggio dentro la terapia intensiva di Milano.

Il secon­do capi­to­lo del­l’e­spe­rien­za di Filip­po Ran­del­li, capo­li­ve­re­se di ado­zio­ne e cit­ta­di­no ono­ra­rio, orto­pe­di­co, ma anche di tur­no in un repar­to COVID a Mila­no.
Fini­sce con que­ste toc­can­ti paro­le:
Ora mi sen­to la feb­bre. Ho anche un dolo­ri­no al tora­ce.
Die­tro, in bas­so. A destra. Nul­la di chè.
Sug­ge­stio­ne? Ansia? Un pochi­no, inu­ti­le negar­lo. Misu­ro. Rile­va­zio­ne ora­le. Mi con­vin­ce di più dell’ascella.
La ret­ta­le la lascio ai meno pavi­di. Anche se è la più pre­ci­sa.
Ora­le è più velo­ce. Sot­to la lin­gua. Mi rac­co­man­do.
Beep Beep Beep. C’è. Ripro­vo. C’è.
Ma è lie­ve. Maga­ri è solo stan­chez­za.
Ma di ché? Ci pen­se­rò doma­ni mat­ti­na.
Non è vero. Ci pen­se­rò tut­ta la not­te.
La not­te è il regno dei pen­sie­ri nega­ti­vi.

CAPITOLO 2 — MAI TRANQUILLI
Oggi è il Doma­ni di ieri. In real­tà in que­sto rac­con­to, fat­to “a trat­ti”, è pas­sa­to un week-end.
Oggi è lune­dì. L’ultima mia immer­sio­ne, vener­dì.
Il tem­po è dei peg­gio­ri. Gri­gio. Sia­mo sem­pre a Mila­no. Anche se non sem­bra. Ci si sve­glia a fati­ca. For­se per­ché la fati­ca mag­gio­re è addor­men­tar­si.
La not­te è il regno dei pen­sie­ri nega­ti­vi. La mat­ti­na di quel­li posti­vi.
Mat­ti­na.
Pen­so alla mia fami­glia. Sta bene. Disper­sa. Ma bene. Mia moglie Lau­ra lavo­ra da casa e in più gesti­sce la casa. Ma come fa? Boh. Vir­gi­nia non è mai anda­ta così bene a scuo­la. 10 in bio­lo­gia. Robe da mat­ti. Gian­ni­no solo in casa di mia madre. Non oso imma­gi­na­re come pos­sa esse­re ridot­ta la casa. Però sono cer­to che Lui stia bene. Non ha alcun pro­ble­ma a sta­re da solo. Anzi. Pen­so a mio fra­tel­lo Pie­tro. Il mio gran­de Fra­tel­lo. Non ha mai smes­so di lavo­ra­re. Il Gae­ta­no Pini è un HUB.
Ha la respon­sa­bi­li­tà di por­ta­re avan­ti quel­lo che rima­ne dell’Ortopedia (solo casi urgen­tis­si­mi) e Trau­ma­to­lo­gia Lom­bar­da. Insie­me al Galeaz­zi e a Niguar­da. San Dona­to è Full Covid. Rima­ne solo qual­che pazien­te orto­pe­di­co ope­ra­to e che neces­si­ta di con­trol­li post-ope­ra­to­ri.
Per for­tu­na van­no tut­ti bene. Mio fra­tel­lo sta bene. Mia Sorel­la pure. E così tut­ti gli altri. Rober­ti­no, mio nipo­te, è rien­tra­to appe­na in tem­po da Lon­dra ed ora è a casa con la mam­ma Miche­la, i gemel­li e Gio­van­na, la “peste”. Stra­no scri­ve­re “peste” in tem­po di “covid”.
Mia madre, 77 anni, sta meglio di tut­ti.
Si tro­va all’Elba da dome­ni­ca 23 feb­bra­io. Sem­bra un’altra epo­ca.
Ha però qual­che dif­fi­col­tà a con­net­ter­si con il cen­tro tibe­ta­no di Mila­no per assi­ste­re, in strea­ming, alle sue ama­te “lezio­ni di sag­gez­za”. Dif­fi­col­tà che met­to­no a repen­ta­glio “inter­net a livel­lo glo­ba­le”.
Come fac­cio a saper­lo? Una tele­fo­na­ta, Sta­ti Uni­ti, ieri. Washing­ton. Qual­che mio col­le­ga che chie­de noti­zie? Sono mol­to pre­oc­cu­pa­ti negli Sta­tes. Di soli­to man­da­no mail o mes­sag­gi Wha­tsupp. Inve­ce è Goo­gle. Incre­di­bi­le. Una voce auto­ma­ti­che mi for­ni­sce un codi­ce di sicu­rez­za e poi, fac­cio
un po’ fati­ca a capi­re … ”Medi­ter­ra­nean sea”.
5 minu­ti dopo, for­se meno. Chia­ma mia madre. L’Elba e nel Medi­ter­ra­neo…
Voce ange­li­ca. Distrat­ta. “Non so come, ma il com­pu­ter mi chie­de un codi­ce. Io non ho fat­to nul­la…”. Siiiii, come no.
Ad un cer­to pun­to del­la vita i ruo­li geni­to­ri-figli si inver­to­no. Il vero momen­to del­la nostra matu­ri­tà.
In que­sto caso no. Mia madre di com­pu­ter ne ha sem­pre sapu­to meno di me.
Il mio account Goo­gle si siste­ma. Lo strea­ming del cen­tro tibe­ta­no Ghe Pel ling no. Con­ti­nua a non fun­zio­na­re. Mia sorel­la Gem­ma non c’era. For­se è per quel­lo?
Fac­cio pro­prio fati­ca ad alzar­mi dal let­to. E pen­so.
Pen­so all’amico Gen­na­ro Fio­ren­ti­no. Lo cono­sco dal 2001. Trau­ma­to­lo­go e chi­rur­go dell’anca, come me. Napo­le­ta­no di Par­ma. Respon­sa­bi­le Trau­ma dell’Humanitas Gavaz­ze­ni. BERGAMO. Col­pi­to dal nemi­co. Sul cam­po. Non si è pie­ga­to. Ha rea­gi­to. Ha vin­to. Pen­so alla foto che mi ha man­da­to. Ritrae
un altro eroe dei tem­pi moder­ni. Mario Ardui­ni. Ami­co. Roma­no. Lavo­ra con Gen. Esper­to di frat­tu­re dell’acetabolo e lesio­ni del baci­no. Si, sono due cose diver­se. Mol­to com­ples­se.
Foto­gra­fo: Gen­na­ro. Sog­get­ti del­la Foto: Mario e Auro­ra Zum­bo. Spe­cia­liz­zan­da di Medi­ci­na Inter­na, di un altro Ospe­da­le, Volon­ta­ria. Mes­si­ne­se. Che bel nome Auro­ra. Gen è d’accordo. Per Gen­na­ro Auro­ra è un genio del­la Medi­ci­na! Ono­re a Voi Gen­na­ro, Mario e Auro­ra.
A Ber­ga­mo sono nati i pri­mi Orto­pneu­mo­lo­gi. Per neces­si­tà. Per vir­tù. Per Corag­gio.
Poi la foto di Gen. Non pos­so non met­ter­la. Ho sor­ri­so. Anche nel­la tra­ge­dia si può sor­ri­de­re. Non vuol dire bef­feg­gia­re. Un modo per ridur­re la ten­sio­ne. “Ma sei gran­de tu o è pic­co­lis­si­mo il let­to?” Gli scri­vo. “Un po’ e un po’ 😂”, rispon­de.
Giu­di­ca­te voi …. Ora Gen sta BENE!!
Tor­nia­mo al doma­ni di ieri. Oggi.
Oggi è il mio tur­no in COVID. Arri­vo per ulti­mo. Ver­go­gna. Fede­ri­ca e gli altri sono già lì per il brie­fing.
C’è il Dr. Andrea Cali­fa­no. Nel­la vita è un Chi­rur­go Baria­tri­co. Dell’Obesità. Taglia pan­ce. Di Reg­gio Cala­bria. Ho sba­glia­to a rico­no­scer­ne l’accento. Trop­po simi­le a quel­lo Mes­si­ne­se. Che ave­vo indi­vi­dua­to.
Cali­fa­no. Pen­so subi­to a “🎼🎼…tut­to il resto è noia …” e mi vie­ne in men­te Fran­ce­sco Falez. Mi ha rin­cuo­ra­to, facen­do­mi cono­sce­re que­sta can­zo­ne, in un brut­to momen­to del­la mia vita. È il Pre­si­den­te degli Orto­pe­di­ci Ita­lia­ni. Si sta dan­do mol­to da fare anche Lui. Cer­vel­lo fino. Ele­gan­te come solo i Roma­ni, i Napo­le­ta­ni e i Sici­lia­ni dell’alta socie­tà san­no esse­re. Gli man­ca un po’ di altez­za fisi­ca. Nes­su­no è per­fet­to.
Auro­ra Zum­bo (inter­ni­sta a Ber­ga­mo) e Andrea Cali­fa­no (Chi­rur­go a San Dona­to) …In que­sto rac­con­to abbia­mo già i due lati del­lo Stret­to. Però! For­za Ita­lia!! Uni­ta.
Poi oggi c’è il Dr. Gia­co­mo Bor­to­lus­si. Nel­la vita taglia cuo­ri. Car­dio­chi­rur­go. Vene­zia. Si capi­sce subi­to. Un Signo­re Gio­va­ne.
Poi Andrea Gia­chi. Gio­va­nis­si­mo. Spe­cia­liz­zan­do in Medi­ci­na Inter­na. Pri­mo anno. Ma ne capi­sce parec­chio di Covid. Ha ini­zia­to pre­sto ad occu­par­se­ne. Con l’entusiasmo che solo un gio­va­ne Medi­co può ave­re. Ha tap­pez­za­to tut­to lo stu­dio medi­ci, la “rica­ri­ca”, di tabel­li­ne per la gestio­ne dell’Ossigeno, dei livel­li di FiO2 del­le masche­re Ven­tu­ri e dei pro­to­col­li COVID. Le tabel­li­ne dell’Ossigeno asso­mi­glia­no tan­tis­si­mo a quel­le del­la decom­pres­sio­ne. Colo­ra­te.
Manuel Maz­zo­le­ni è arri­va­to pre­stis­si­mo, come sem­pre. Ha taglia­to i capel­li. Dece­spu­glia­zio­ne. Una ven­det­ta del­la fidan­za­ta pro­ba­bil­men­te. Mac­chi­net­ta, sen­za pie­tà. Tut­ti gli dico­no che sta bene. Io tac­cio.
Poi un gio­va­ne Car­dio­lo­go, Gaspa­re Can­no­ne. Trap­pe­to, tra Tra­pa­ni e Paler­mo. Car­dio­lo­go inter­ven­ti­sta. Uno dei figli puta­ti­vi di Fran­ce­sco Bedo­gni. Qui a San Dona­to il CUORE con­ta. Gaspa­re ser­vi­rà da lì a poco. Un altro mio ami­co, del­lo stes­so grup­po e del­fi­no di Bedo­gni, Mau­ro Agni­fi­li, come mol­ti altri, sta lot­tan­do con­tro il virus, rico­ve­ra­to in un altro ospe­da­le.
Nel nostro grup­po ci sono anche, ma oggi non li vedo, Giu­sep­pi­na Gra­na­ta (Car­dio­lo­ga), Tanya Sal­va­to­re (spe­cia­liz­zan­da di Car­dio­lo­gia), Fran­ce­sco Gri­mal­di (Car­dio­chi­rur­go), Giu­lia Con­ti (Car­dio­lo­ga), Ales­san­dro Vel­la (Car­dio­lo­go) e mol­ti dei miei col­la­bo­ra­to­ri Orto­pneu­mo­lo­gi, Fabri­zio Pace, Miche­le Mon­te­leo­ne, Sara Favil­la, Alber­to Fio­ruz­zi, Nata­le Zam­ber­let­ti, Tom Iko­no­mi­dis ………
I miei spe­cia­liz­zan­di, tran­ne Manuel con noi al 4°B, sono nei repar­ti Covid al cor­po C, da tem­po. Sono sta­ti tra i pri­mi a par­te­ci­par­vi, volon­ta­ri ed entu­sia­sti, con il con­sen­so dell’Università e dell’illuminato Prof. Giu­sep­pe Peret­ti. Sono Mar­ti­no Viga­nò, Alfon­so Lic­car­di, det­to scher­zo­sa­men­te Tre­po­ne­ma, a cau­sa del­la sua bel­lez­za e quin­di faci­li­tà di rela­zio­ni amo­ro­se, e Sara Sal­va­do­ri. Miti­ci.
Il Dr. D’Anna. Il mio pila­stro. Orto­pe­di­co. non c’è. Mala­to. Covid. Anco­ra a casa. Sta meglio. Tor­ne­rà appe­na pos­si­bi­le. La set­ti­ma­na pros­si­ma. Deve aspet­ta­re due tam­po­ni nega­ti­vi. Sarà dima­gri­to? Tut­ti lo pen­sa­no ma nes­su­no osa chie­der­lo.
Da noi, sfor­tu­na­ta­men­te, non ci sono Arit­mo­lo­gi. Tut­ti impe­gna­ti in altri repar­ti Covid o nel por­ta­re avan­ti l’attività cli­ni­ca. San Dona­to è HUB per l’aritmologia. Buon per me. Il mio cuo­re è arit­mi­co. In que­sti gior­ni. Ma Car­lo Pap­po­ne mi ha tran­quil­liz­za­to. Ti pas­se­rà. Pap­po­ne è il deus ex mac­chi­na, il
re dell’aritmologia. Ruvi­do. Spiaz­zan­te. Con­cre­to all’eccesso. Sen­za peli sul­la lin­gua. Ma è l’uomo che vor­re­sti ave­re dall’altra par­te. Come pazien­te dal cuo­re ribel­le dico. E pro­ba­bil­men­te, a veder­lo, anche a cena non deve esse­re male. Absit inju­ria ver­bis.
Io sono, sen­za dub­bia­men­te (gran­de Cet­to!), il meno esper­to di tut­ti, in que­sto Diving.
Potreb­be sem­brar­vi un’armata Bran­ca­leo­ne ma inve­ce è un team ecce­zio­na­le.
Ma in qua­le posto al mon­do lavo­ra­no insie­me così tan­te diver­se com­pe­ten­ze medi­che?
Impos­si­bi­le in tem­po di pace. Ma sia­mo in guer­ra. Che guer­ra!
Il nemi­co lo cono­sci solo per sen­ti­to dire. Mai visto in fac­cia. Né spe­ro di veder­lo! Cono­sci bene le sue vit­ti­me. Cer­to. I dan­ni che ha pro­vo­ca­to. Alcu­ni mol­to par­ti­co­la­ri. Ina­spet­ta­ti.
Non cono­sci il “come”. Come li pro­vo­ca que­sti dan­ni? Que­sta è la chia­ve di vol­ta. Tut­ti la stan­no cercando.Tutti.
Oggi un mio ami­co Orto­pe­di­co, Rena­to la For­gia, Bari, ha tro­va­to del­le ana­lo­gie tra i pazien­ti Covid e alcu­ni pazien­ti con pro­te­si arti­co­la­ri che svi­lup­pa­no una rea­zio­ne abnor­me ai mate­ria­li di usu­ra. “Dob­bia­mo stu­dia­re i sani!” mi wha­tsup­pa. “O meglio, chi ha pre­so il Covid ed è rima­sto sano!” Sono d’accordo. Ma ora sia­mo in guer­ra.
Cer­chia­mo pri­ma di sal­va­re i feri­ti.
La vesti­zio­ne ha ini­zio.
C’è una nuo­va muta per l’immersione di oggi. Una tuto­na. Arri­va che mol­ti di noi sono già vesti­ti.
Appe­na con­se­gna­ta in ospe­da­le. Nono­stan­te gli sfor­zi di tut­ti, far­ma­cia, uffi­cio acqui­sti, magaz­zi­no, arri­va con pochi secon­di di ritar­do. Sarà mica un segno del desti­no? Non potrò mai stac­car­mi dal­la sca­ra­man­zia. La mia con­dan­na.
La por­ta Fran­ce­sca, infer­mie­ra, moglie di un mio “ami­co” infer­mie­re di sala ope­ra­to­ria, Nico­la Mas­sa­fra, con cui ho vin­to tan­te bat­ta­glie da 19 anni a que­sta par­te a San Dona­to. Chis­sà dove è Nico­la ades­so? Cosmin, Lucre­zia e Flò, infer­mie­ri pro­fes­sio­na­li-stru­men­ti­sti di 1 livel­lo dedi­ca­ti all’Ortopedia sono impe­gna­ti nel­le tera­pie Inten­si­ve e nei repar­ti Covid. Come tut­ti, qui ed in tut­ta Ita­lia, si adat­ta­no e com­bat­to­no. Per gli altri.
La tuto­na, una di quel­le bian­che tipo Cina, o imbian­chi­no, è enor­me. La Dr.sa Fede­ri­ca Poli ci navi­ga den­tro. Non va bene ave­re trop­pi fron­zo­li. Pos­so­no impi­gliar­si, crea­re brec­ce. Come in una immer­sio­ne, ricor­da­te.
Le fac­cio una pin­ce case­rec­cia, die­tro, aiu­ta­to da “San Cerot­to” (così si chia­ma in ospe­da­le), di seta bian­ca, of cour­se. Creo una sor­ta di codi­no, tipo coni­gliet­ta di play­boy. Si ride. Meno male.
Io riman­go con la mia tenu­ta da chi­rur­go orto­pe­di­co. Sono più a mio agio. So come muo­ver­mi.
Ricor­di di un recen­te pas­sa­to che sem­bra un’al­tra vita. Il col­lo poi è com­ple­ta­men­te coper­to dal­lo sca­fan­dro. Bene. La par­te di cui ci accor­gia­mo meno. Il col­lo.
Ci aiu­tia­mo a vestir­ci a vicen­da. Nor­ma­le. Die­tro non abbia­mo occhi. Ideal­men­te nul­la deve rima­ne­re sco­per­to. Io aiu­to Cali­fa­no… “🎼🎼…tut­to il resto è noia …”. Vi pre­go ria­scol­ta­te quel­la can­zo­ne. È così spen­sie­ra­ta sen­ti­ta oggi.
ATTENZIONE. Quan­do ti vesti devi pen­sa­re anche alla sve­sti­zio­ne. Non devi ren­de­re le cose dif­fi­ci­li.
Altri­men­ti ti con­ta­mi­ni, sve­sten­do­ti. Una bef­fa. Sareb­be.
Sia­mo pron­ti.
Cali­fa­no e Bor­to­lus­si lato cor­to. Fede­ri­ca Poli “Coni­gliet­ta” e Ran­del­li “Palom­ba­ro” lato lun­go.
Maz­zo­le­ni, Gia­chi, Can­no­ne sul­la bar­ca. Sem­pre in con­tat­to. Ognu­no davan­ti ad un com­pu­ter.
Scri­vo­no le “con­se­gne”, richie­do­no esa­mi, modi­fi­ca­no le tera­pie, chia­ma­no l’anestesista, se neces­sa­rio etc.…
Nes­sun Palom­ba­ro o Sub di pro­fon­di­tà si immer­ge sen­za qual­cu­no in super­fi­cie. O alme­no la mag­gior par­te.
Entria­mo.
Oggi l’inizio è meno trau­ma­ti­co. La pri­ma stan­za.
A sini­stra. Don­na, Signo­ra di 40 anni, entra­ta in repar­to il gior­no pri­ma. Sin­to­ma­ti­ca. Un cli­ché che leg­go dal­le con­se­gne appe­na stam­pa­te da Manuel pri­ma di immer­ger­mi. Le por­te­rò in immer­sio­ne con me, ma non usci­ran­no più. La car­ta rima­ne den­tro. Tut­to rima­ne den­tro, o qua­si. Ciò che esce deve poter
esse­re ste­ri­liz­za­to a fon­do. Non è il caso del­la car­ta.
Il cli­ché sin­to­ma­to­lo­gi­co: Tos­se e Feb­bre. Diar­rea. Tam­po­ne posi­ti­vo. Anam­ne­si pato­lo­gi­ca muta (don­na gio­va­ne e sana che non ha mai avu­to nul­la, né fuma­to, né bevu­to o altro).
Lei è tuni­si­na. Di bell’aspetto, anche in que­sto fran­gen­te. Mol­to edu­ca­ta. Timi­da. I capel­li coper­ti. Desi­gner.
Respi­ra bene! Alle RX del tora­ce solo lie­vi segni di pol­mo­ni­te. Indi­ci infiam­ma­to­ri appe­na aumen­ta­ti.
Allo­ra scher­zo un po’. Mia moglie Lau­ra è una gra­phic desi­gner. Mi è faci­le. Sco­pro di più.
Suo mari­to, due came­re più avan­ti, è un Medi­co. Non solo. Del mio Ospe­da­le. Un Ria­ni­ma­to­re. Un “Ange­lo” che è cadu­to in acqua. Si è immer­so. Spro­fon­da­to. Invo­lon­ta­ria­men­te.
Lo cono­sco da anni. Tera­pia Inten­si­va post-ope­ra­to­ria (TIPO). Ora dedi­ca­ta ai Covid anch’essa. Un Buo­nis­si­mo. Cer­to un po’ sovrap­pe­so. Non che io sia una sil­fi­de, inten­dia­mo­ci.
Maschio. Aggra­van­te. Lei sarà pre­sto dimes­sa. Sal­vo scher­zi del­la Bestia. Tal­vol­ta, sfor­tu­na­ta­men­te, li fa.
Lui no. Non usci­rà. Ma non va male.
Cam­bia­mo stan­za. E rive­do il mio ami­co pia­strel­li­sta di Paler­mo.
In real­tà è un TAPPEZZIERE. Male­det­ta memo­ria.
C‑PAP con masche­ra. Non casco. Vivo è! Però i valo­ri sono così così. P/F 75. Era 90. Dovreb­be esse­re 400……… Mora­le anco­ra alto, la voce più fio­ca. Si sen­te male duran­te le immer­sio­ni. Trop­pe cose tra la sua voce ed il mio orec­chio. Trop­pi rumo­ri. Chis­sà per­ché ma sono fidu­cio­so. I para­me­tri non trop­po. Dai che risa­li, dai! Aggrap­pa­ti a me. Bastas­se que­sto. Ma sono posi­ti­vo per Lui.
Altra stan­za. Non ci si può fer­ma­re. Ver­reb­be voglia. Uma­na­men­te. Ma il Medi­co va avan­ti.
Nuo­vo ingres­so. Uomo, 55 anni, già tra­pian­ta­to di midol­lo per lin­fo­ma. Che sfi­ga. Feb­bre e diar­rea. 11 gior­ni di cal­va­rio. Adden­sa­men­ti bila­te­ra­li. Ma va bene! Satu­ra 99% con soli 2 Litri di Ossi­ge­no.
Qua­si meglio di me. Anzi cer­ta­men­te meglio di me, ora.
Uso il satu­ri­me­tro sul mio dito for­tu­na­to, l’indice. Segna 98%.
Ho due paia di guan­ti. Sarà atten­di­bi­le?
L’ho fat­to per­ché mi sen­ti­vo un po’ sof­fo­ca­re. Per­ché?
Si era spen­ta la ven­to­la del mio sca­fan­dro. For­se non ho avvi­ta­to bene il con­net­to­re del­la bat­te­ria. Pir­la. Di soli­to me lo fan­no gli altri. Ma dove sei Cosmin?
Ripar­te, da sola. Mira­co­lo. Anche per­ché la bat­te­ria è nasco­sta da 3 stra­ti. Impos­si­bi­le riat­ti­var­la sen­za ricam­biar­si tut­to.
Quest’Uomo ha lo stes­so cogno­me, che non pos­so dire, chia­ra­men­te, di un gio­ca­to­re di cal­cio del­la mia infan­zia. Su que­sto scher­zia­mo insie­me. Il Pazien­te in pri­mis. Poi ci fac­cia­mo seri. Devo comu­ni­ca­re il cogno­me con il wal­kie tal­kie per poi tra­smet­te­re i suoi dati cli­ni­ci. Satu­ra­zio­ne etc. Dati buo­ni. Appe­na fini­to di enun­cia­re il cogno­me si ode, dall’altra par­te, un chia­ris­si­mo …. Olè!
Mol­ti di noi ten­go­no alla stes­sa squa­dra…
Non dirò mai qua­le. Qui si tifa l’Italia.
Arri­via­mo nel­la stan­za del nostro “Ange­lo”. L’Anestesista Ria­ni­ma­to­re. Non sta male ma anche Lui, come qua­si tut­ti, è in Ossi­ge­no. 4 L. Esse­re costret­to all’Ossigeno per chi l’Ossigeno è abi­tua­to a met­ter­lo agli altri ha un altro signi­fi­ca­to.
Si ten­de a dimen­ti­ca­re tut­ti i Pazien­ti che si sono sal­va­ti gra­zie al pre­zio­so ele­men­to e ci si con­cen­tra su chi non è più risa­li­to.
Huma­num est.
Incre­di­bi­le! Un orto­pe­di­co che rin­cuo­ra un ane­ste­si­sta sul­la bon­tà dell’ossigeno e sul non dar peso alla sua attua­le, e tem­po­ra­nea, neces­si­tà. Sia­mo ormai su un altro pia­ne­ta.
Appren­sio­ne per la moglie. Lui l’ha unta. Dice. E for­se non si dà pace. Ma Lei sta bene!!! Lo ripe­to a gran voce. Gli occhi sono lo spec­chio dell’anima. I suoi cer­ta­men­te. Ora. Pro­met­te di dima­gri­re. A me? Che ho pre­so 12 Kg in 2 mesi! Ricor­do una fra­se, appe­na let­ta, di Erma Bom­beck… “Oh Dio, se non puoi far­mi dima­gri­re, fai alme­no che i miei ami­ci ingras­si­no.” Rido.
Cre­do che un po’ tut­ti stia­no ingras­san­do, chiu­si nel­le loro case. Ma meglio così. Sem­pre la Bom­beck… “Pen­so a tut­te quel­le don­ne sul Tita­nic che han­no det­to, ‘No, gra­zie’ al car­rel­lo dei dol­ci. E per che cosa?!” Ora rido meno.
Den­tro e fuo­ri. Varie came­re. Diver­se pro­fon­di­tà. Nes­su­no vici­no al fon­do. Sia­mo ormai nel­la stan­za 17.
Dopo il “vio­la” vie­ne il “17” nel­la top ten fami­lia­re del­la sfi­ga. Let­to 1. Cono­sco ormai bene il gio­va­ne pazien­te. Maschio e sovrap­pe­so, nean­che a dir­lo. In pro­cin­to di
rie­mer­ge­re. Alme­no lo era. Non sta bene. Ha un dolo­re addo­mi­na­le. For­te. Si rigi­ra nel let­to. Non mi pia­ce.
Pal­po l’addome. Ha un segno carat­te­ri­sti­co, all’esame cli­ni­co. Il segno di Mur­phy. Mur­phy sarà lo stes­so dell’omonima leg­ge «Se qual­co­sa può andar male, lo farà.»? Per me sì.
Il segno di Mur­phy era, fino a quel momen­to, un ricor­do ben nasco­sto nei mean­dri del mio cer­vel­lo.
Ma appe­na ho visto quel gio­va­ne sof­fe­ren­te è rie­mer­so. Lo ese­guo. Pal­po l’addome nel sito, nei tem­pi e come ho impa­ra­to mil­le anni addie­tro. Non ho gran­di dub­bi. Cole­ci­sti­te acu­ta.
Chia­mia­mo il Dr. Cali­fa­no. Abbia­mo un chi­rur­go gene­ra­le con noi!! Di là. Lato cor­to del repar­to.
Ma non sarà un infar­to? Il COVID pren­de anche il Cuo­re. Bedo­gni et Pap­po­ne docent. Abbia­mo un Car­dio­lo­go con noi!!! Gaspa­re Can­no­ne. Vie­ne ese­gui­to un ECG. Ma come far­glie­lo ave­re? Faci­le. L’oblò. Lo guar­da attra­ver­so. 4–5 secon­di.
Non di più. Non è un infar­to!!!! Cuo­re OK.
Per l’esame di sta­to ame­ri­ca­no ho dovu­to ristu­dia­re l’ECG. Per me era­no e sono linee qua­si incom­pren­si­bi­li. Ma come fan­no? Boh. Arri­va Andrea, Cali­fa­no. Arri­va dal lato cor­to. Emer­sio­ne dal lato cor­to e nuo­va immer­sio­ne nel lato lun­go. Visi­ta. Con­fer­ma. Cole­ci­sti­te. Fede­ri­ca Poli si atti­va. TAC.
Dr.ssa Noce­ri­no. Radio­lo­ga. Raro esem­pio di capa­ci­tà dia­gno­sti­che, con­cre­tez­za, cini­smo e bon­tà.
Con­vi­vo­no in Lei. Come? Non lo capi­rò mai. Una ami­ca. Mi basta. Dr.ssa Noce­ri­no. Dia­gno­si con­fer­ma­ta.
Urgen­te. Dr. Asti. Chi­rur­go sopraf­fi­no. Inter­ven­to. Pave­si ane­ste­si­sta. Bene. Fiùù. Che for­tu­na, per il pazien­te, esse­re a San Dona­to, oggi!
Bre­ve giro tra i redu­ci. I redi­vi­vi. Chi è sta­to in Tera­pia Inten­si­va. Ne abbia­mo alme­no 3 in repar­to.
SI PUO’ GUARIRE ANCHE DAGLI STADI PIU’ AVANZATI.
Non tut­ti. Cer­to. La metà? Spe­ria­mo. Lo san­no bene i 4 Mar­chi e gli altri Ange­li. Mar­co Ranuc­ci, Dei Poli, Pave­si e Resta.
Gli ange­li degli ange­li. Uno più duro. Ma se gli guar­di gli
occhi capi­sci che sof­fre anche Lui quan­do deve deci­de­re chi può ave­re una chan­ce in più. Un altro Mar­co è mol­to reli­gio­so. Non lo sape­vo. Lo sco­pro ora. Ma come fa a giu­sti­fi­ca­re tut­to que­sto? Non lo so. Ci pro­vo anch’io.
Il redi­vi­vo. Uomo. Cre­ma o Cre­mo­na. Mec­ca­ni­co. 59 anni. Rico­ve­ra­to per insuf­fi­cien­za respi­ra­to­ria il 13 mar­zo in un altro ospe­da­le. Lì intu­ba­to e posto in Tera­pia Inten­si­va. Poi, dor­mien­te, por­ta­to da noi. Il 22 mar­zo tor­na alla vita. Il 24 in repar­to. Irri­co­no­sci­bi­le. Il vol­to tume­fat­to. Soprat­tut­to intor­no
agli occhi. Poi una enor­me sof­fe­ren­za cuta­nea fron­ta­le.
Pro­na­to a lun­go.
Cri­sa­li­de. Ora è nuo­va­men­te una far­fal­la. Sta facen­do la fisio­te­ra­pia. Deve reim­pa­ra­re a vive­re. A respi­ra­re.
Qua­si a gal­la.
SI PUO’ GUARIRE ANCHE DAGLI STADI PIU’ AVANZATI. C‑O-R-A-G-G-I‑O!
Final­men­te il tur­no del­la mia “ami­ca” mila­ne­se, che par­la solo in dia­let­to. Non man­gia. Nono­stan­te vada abba­stan­za bene come respi­ra­zio­ne, non man­gia. Sem­pre ener­gi­ca ma un po’ meno, alme­no all’inizio del­la mia visi­ta odier­na. La fami­glia non può acco­glier­la. Dif­fi­ci­le iso­la­re una don­na con demen­za
seni­le di 92 anni. “Damm a trà giui­nott, vöj andà a Cà”. Allo­ra deci­do. Azzar­do. “Signo­ra, non può anda­re a casa. Ha il virus anco­ra in cor­po e infet­te­reb­be tut­ti i suoi paren­ti!”. Non l’avessi mai det­to. “Se ghè sto VAIRUS? (Cos’è que­sto virus? — pro­nun­cia ingle­se qua­si per­fet­ta)” “El se vedet no!” (non
si vede) “Se ghè, se ghèèèèèèèè!!!! VAIRUS, VAIRUS!! E poi … “ma va a ramas­saa el mar! (vai a sco­pa­re il mare – modo ener­gi­co per man­da­re a quel pae­se qual­cu­no). “Ti te me cun­tet su di ball per­ché te see on sgon­fion” (Tu mi rac­con­ti le bugie per­ché sei un buo­no a nul­la). Un disa­stro. Però oggi capi­sco meglio. Gra­zie Bep­pe Gio­ia. Mae­stro asso­lu­to di chi­rur­gia e… Mila­ne­se. Spe­ria­mo pos­sa anda­re a “cà soa” il pri­ma pos­si­bi­le. Meglio per tut­ti.
Penul­ti­ma came­ra. La più tri­ste di oggi per me.
La Signo­ra ansio­sa, ricor­da­te. Anzia­na. Non va bene.
Anzi va malis­si­mo. Satu­ra­zio­ne 85 in C‑PAP. P/F 54. Malis­si­mo. Stra­na­men­te tran­quil­la. Nove far­ma­ci diver­si. Nul­la. Sono cer­to che stia per toc­ca­re il fon­do. Alme­no lo farà sen­za l’ansia. La mor­te non mi fa pau­ra. Alme­no la mia. Quel­lo che temo è il modo. E quel­la degli altri. Lei sem­bra sere­na ora.
Non è poco esse­re sere­ni in que­sto momen­to. Non sono cini­co. Si chia­ma il ria­ni­ma­to­re.
Penul­ti­ma came­ra. Ber­ga­ma­sco. Gio­va­ne. Maschio. Cam­bio di pro­fon­di­tà. Di poco. Solo un po’ più giù. Soprat­tut­to il mora­le. È stan­co. F‑O-R-Z‑A!! Allo­ra mi appli­co nel pre­sti­gio. Mon­to una masche­ra di Ven­tu­ri “ver­de” (spe­ran­za) come se non aves­si fat­to altro nel­la vita. Era la pri­ma. In real­tà è mol­to faci­le. Basta con­net­te­re tubi e tubi­ci­ni. Uni­co pro­ble­ma le strin­ghe ela­sti­che. Sono pro­prio strin­ghe. Dif­fi­ci­le capir­ne la lun­ghez­za. Faci­le pas­sa­re dal­la cadu­ta del­la masche­ri­na all’ulcera da pres­sio­ne.
ULTIMA CAMERA. Gio­va­ne DONNA. Sovrap­pe­so. Emer­sa. Nono­stan­te il pigia­ma vio­la. Sen­za non si
sareb­be nean­che amma­la­ta, pro­ba­bil­men­te. Pen­sa la mia sca­ra­man­ta­MEN­TE. Andrà in una strut­tu­ra ricet­ti­va alber­ghie­ra mes­sa a dispo­si­zio­ne dal­la regio­ne. 14 gior­ni. Poi nuo­vo tam­po­ne. Se NEGATIVO. Liber­tà. Vita. Nuo­va. Spe­ro sen­za pigia­ma vio­la. Me lo pro­met­te. Non le cre­do. Non impor­ta.
Fini­ta anche que­sta immer­sio­ne.
Sono stan­co. Ma non fisi­ca­men­te.
Mi chia­ma Manuel. In sala ges­si. Vedo un altro gio­va­ne libi­co. Una tra­ge­dia. 16 anni. Esplo­so su una bom­ba il 25 novem­bre 2019. Suo padre sta moren­do in Libia per un tumo­re. Non vi sto a descri­ve­re come è arri­va­to da noi, ormai nel lon­ta­no 30 novem­bre 2019. Il miglior chi­rur­go pla­sti­co rico­strut­ti­vo
che abbia mai sol­ca­to que­sta ter­ra, il Prof. Vaien­ti, lo ha ope­ra­to 12 vol­te. Ne ha rico­strui­to i tegu­men­ti, disfat­ti. Noi le ossa insie­me al miti­co Dr. Mal­tsev. Ha infet­ta­to anche un chio­do
anti­bio­ta­to. Va meglio ora ma non è anco­ra gua­ri­to. Ci vor­ran­no mesi e mesi. Anco­ra. Ma è un mira­co­lo. L’indicazione ini­zia­le era una ampu­ta­zio­ne bila­te­ra­le di gam­ba. A 16 anni.
Uscen­do dall’Ospedale incon­tro un’altra eroi­na dell’I.R.C.C.S. POLICLINICO SAN DONATO. Il ful­cro.
Con­di­vi­de con Fede­ri­ca Poli la magrez­za, la pre­pa­ra­zio­ne e l’amore per l’altro. Null’altro. La nostra Infet­ti­vo­lo­ga. Lau­ren­zia Fer­ra­ris. Umi­le e rifles­si­va. Paca­ta.
Mi aggior­na, su mia richie­sta, sul­lo sta­to del­le tera­pie far­ma­co­lo­gi­che. Mi sono accor­to che abbia­mo ini­zia­to a dare degli anti­in­fiam­ma­to­ri mol­to noti a noi orto­pe­di­ci. Cox‑2 ini­bi­to­ri selet­ti­vi. Sono nati insie­me a me.
O, meglio, io sono nato “orto­pe­di­ca­men­te” con loro. Anno 2000.
Nel mio perio­do di stu­dio a New York ho par­te­ci­pa­to, por pochi gior­ni a dire il vero, ad una spe­ri­men­ta­zio­ne cli­ni­ca di que­sti far­ma­ci. Sui coni­gli. Non mi pia­ce­va spe­ri­men­ta­re su ani­ma­li. Ora non mi dispia­ce­reb­be. Fac­cio mol­ta fati­ca nell’assistere a que­sta Uma­na sof­fe­ren­za. Tut­to è rela­ti­vo.
Mi chie­do, tra me e me, velo­ce­men­te, quan­do tor­ne­rò a fare l’Ortopedico. Ma non mi sem­bra oppor­tu­no. Anche il solo pen­sie­ro un po’ mi distur­ba e mi tur­ba. Allo­ra pen­so quan­do a quan­do potrò tor­na­re a dei son­ni nor­ma­li, tran­quil­li.
Ma sia­mo in guer­ra ed in guer­ra non si sta mai tran­quil­li.
Mai tran­quil­li, Mai Pau­ra! Il mot­to di Mar­co Ber­lu­sco­ni. Tra i pri­mi trau­ma­to­lo­gi ita­lia­ni. Un ami­co. Caro. “Spo­sa­to”, non anco­ra, con un Ange­lo!
Rice­vo, tra­mi­te Bar­ba­ra Mele, una mail da un mio pazien­te. 91 anni. Ope­ra­to ai pri­mi di feb­bra­io. Artro­si all’anca.
Non cam­mi­na­va più. Sta bene!! Si scu­sa. Non potrà veni­re in que­sto perio­do per il con­trol­lo. La “malau­gu­ra­ta pan­de­mia” scri­ve. Si pre­oc­cu­pa per noi e rin­gra­zia per lo splen­di­do
trat­ta­men­to rice­vu­to. Che for­za. Clas­se 1928. Che uomi­ni!
Que­sto male­det­to sta cer­can­do di por­tar­ce­li via tut­ti.
Non riu­sci­rà.
Mio Zio Mario è del 1927. Orto­pe­di­co. Il Deca­no dei Ran­del­li. A casa. Bra­vo e sag­gio. Da sem­pre.
Erco­le Pigna­tel­li! Mae­stro! Stai a casa. Dipin­ge­rai in un altro momen­to. Hai pure la spal­la rot­ta.

Ora mi sen­to la feb­bre. Ho anche un dolo­ri­no al tora­ce.
Die­tro, in bas­so. A destra. Nul­la di chè.
Sug­ge­stio­ne? Ansia? Un pochi­no, inu­ti­le negar­lo. Misu­ro. Rile­va­zio­ne ora­le. Mi con­vin­ce di più dell’ascella.
La ret­ta­le la lascio ai meno pavi­di. Anche se è la più pre­ci­sa.
Ora­le è più velo­ce. Sot­to la lin­gua. Mi rac­co­man­do.
Beep Beep Beep.
C’è. Ripro­vo. C’è.
Ma è lie­ve. Maga­ri è solo stan­chez­za.
Ma di ché? Ci pen­se­rò doma­ni mat­ti­na.
Non è vero. Ci pen­se­rò tut­ta la not­te.
La not­te è il regno dei pen­sie­ri nega­ti­vi.

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