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Manchette di prima

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Manchette di prima

BREAKING NEWS

Filippo Randelli un viaggio dentro la terapia intensiva di Milano.

Il sec­on­do capi­to­lo del­l’es­pe­rien­za di Fil­ip­po Ran­del­li, capo­liverese di adozione e cit­tadi­no ono­rario, orto­pe­di­co, ma anche di turno in un repar­to COVID a Milano.
Finisce con queste toc­can­ti parole:
Ora mi sen­to la feb­bre. Ho anche un dolori­no al torace.
Dietro, in bas­so. A destra. Nul­la di chè.
Sug­ges­tione? Ansia? Un pochi­no, inutile negar­lo. Mis­uro. Ril­e­vazione orale. Mi con­vince di più dell’ascella.
La ret­tale la las­cio ai meno pavi­di. Anche se è la più pre­cisa.
Orale è più veloce. Sot­to la lin­gua. Mi rac­co­man­do.
Beep Beep Beep. C’è. Ripro­vo. C’è.
Ma è lieve. Mag­a­ri è solo stanchez­za.
Ma di ché? Ci penserò domani mat­ti­na.
Non è vero. Ci penserò tut­ta la notte.
La notte è il reg­no dei pen­sieri neg­a­tivi.

CAPITOLO 2 — MAI TRANQUILLI
Oggi è il Domani di ieri. In realtà in questo rac­con­to, fat­to “a trat­ti”, è pas­sato un week-end.
Oggi è lunedì. L’ultima mia immer­sione, ven­erdì.
Il tem­po è dei peg­giori. Gri­gio. Siamo sem­pre a Milano. Anche se non sem­bra. Ci si sveg­lia a fat­i­ca. Forse per­ché la fat­i­ca mag­giore è addor­men­tar­si.
La notte è il reg­no dei pen­sieri neg­a­tivi. La mat­ti­na di quel­li pos­tivi.
Mat­ti­na.
Pen­so alla mia famiglia. Sta bene. Dis­per­sa. Ma bene. Mia moglie Lau­ra lavo­ra da casa e in più gestisce la casa. Ma come fa? Boh. Vir­ginia non è mai anda­ta così bene a scuo­la. 10 in biolo­gia. Robe da mat­ti. Gian­ni­no solo in casa di mia madre. Non oso immag­inare come pos­sa essere ridot­ta la casa. Però sono cer­to che Lui stia bene. Non ha alcun prob­le­ma a stare da solo. Anzi. Pen­so a mio fratel­lo Pietro. Il mio grande Fratel­lo. Non ha mai smes­so di lavo­rare. Il Gae­tano Pini è un HUB.
Ha la respon­s­abil­ità di portare avan­ti quel­lo che rimane dell’Ortopedia (solo casi urgen­tis­si­mi) e Trau­ma­tolo­gia Lom­bar­da. Insieme al Galeazzi e a Niguar­da. San Dona­to è Full Covid. Rimane solo qualche paziente orto­pe­di­co oper­a­to e che neces­si­ta di con­trol­li post-oper­a­tori.
Per for­tu­na van­no tut­ti bene. Mio fratel­lo sta bene. Mia Sorel­la pure. E così tut­ti gli altri. Roberti­no, mio nipote, è rien­tra­to appe­na in tem­po da Lon­dra ed ora è a casa con la mam­ma Michela, i gemel­li e Gio­van­na, la “peste”. Stra­no scri­vere “peste” in tem­po di “covid”.
Mia madre, 77 anni, sta meglio di tut­ti.
Si tro­va all’Elba da domeni­ca 23 feb­braio. Sem­bra un’altra epoca.
Ha però qualche dif­fi­coltà a con­net­ter­si con il cen­tro tibetano di Milano per assis­tere, in stream­ing, alle sue amate “lezioni di saggez­za”. Dif­fi­coltà che met­tono a repen­taglio “inter­net a liv­el­lo glob­ale”.
Come fac­cio a saper­lo? Una tele­fona­ta, Sta­ti Uni­ti, ieri. Wash­ing­ton. Qualche mio col­le­ga che chiede notizie? Sono molto pre­oc­cu­pati negli States. Di soli­to man­dano mail o mes­sag­gi What­supp. Invece è Google. Incred­i­bile. Una voce auto­matiche mi for­nisce un codice di sicurez­za e poi, fac­cio
un po’ fat­i­ca a capire … ”Mediter­ranean sea”.
5 minu­ti dopo, forse meno. Chia­ma mia madre. L’Elba e nel Mediter­ra­neo…
Voce angel­i­ca. Dis­trat­ta. “Non so come, ma il com­put­er mi chiede un codice. Io non ho fat­to nul­la…”. Sii­i­ii, come no.
Ad un cer­to pun­to del­la vita i ruoli gen­i­tori-figli si invertono. Il vero momen­to del­la nos­tra matu­rità.
In questo caso no. Mia madre di com­put­er ne ha sem­pre saputo meno di me.
Il mio account Google si sis­tema. Lo stream­ing del cen­tro tibetano Ghe Pel ling no. Con­tin­ua a non fun­zionare. Mia sorel­la Gem­ma non c’era. Forse è per quel­lo?
Fac­cio pro­prio fat­i­ca ad alzar­mi dal let­to. E pen­so.
Pen­so all’amico Gen­naro Fiorenti­no. Lo conosco dal 2001. Trau­ma­tol­o­go e chirur­go dell’anca, come me. Napo­le­tano di Par­ma. Respon­s­abile Trau­ma dell’Humanitas Gavazzeni. BERGAMO. Col­pi­to dal nemi­co. Sul cam­po. Non si è pie­ga­to. Ha reag­i­to. Ha vin­to. Pen­so alla foto che mi ha manda­to. Ritrae
un altro eroe dei tem­pi mod­erni. Mario Ardui­ni. Ami­co. Romano. Lavo­ra con Gen. Esper­to di frat­ture dell’acetabolo e lesioni del baci­no. Si, sono due cose diverse. Molto com­p­lesse.
Fotografo: Gen­naro. Sogget­ti del­la Foto: Mario e Auro­ra Zum­bo. Spe­cial­iz­zan­da di Med­i­c­i­na Inter­na, di un altro Ospedale, Volon­taria. Messi­nese. Che bel nome Auro­ra. Gen è d’accordo. Per Gen­naro Auro­ra è un genio del­la Med­i­c­i­na! Onore a Voi Gen­naro, Mario e Auro­ra.
A Berg­amo sono nati i pri­mi Ortop­neu­molo­gi. Per neces­sità. Per virtù. Per Cor­ag­gio.
Poi la foto di Gen. Non pos­so non met­ter­la. Ho sor­riso. Anche nel­la trage­dia si può sor­rid­ere. Non vuol dire bef­feg­gia­re. Un modo per ridurre la ten­sione. “Ma sei grande tu o è pic­col­is­si­mo il let­to?” Gli scri­vo. “Un po’ e un po’ 😂”, risponde.
Giu­di­cate voi …. Ora Gen sta BENE!!
Tor­ni­amo al domani di ieri. Oggi.
Oggi è il mio turno in COVID. Arri­vo per ulti­mo. Ver­gogna. Fed­er­i­ca e gli altri sono già lì per il brief­ing.
C’è il Dr. Andrea Cal­i­fano. Nel­la vita è un Chirur­go Bariatri­co. Dell’Obesità. Taglia pance. Di Reg­gio Cal­abria. Ho sbaglia­to a riconoscerne l’accento. Trop­po sim­i­le a quel­lo Messi­nese. Che ave­vo indi­vid­u­a­to.
Cal­i­fano. Pen­so subito a “🎼🎼…tut­to il resto è noia …” e mi viene in mente Francesco Falez. Mi ha rin­cuo­ra­to, facen­do­mi conoscere ques­ta can­zone, in un brut­to momen­to del­la mia vita. È il Pres­i­dente degli Orto­pe­di­ci Ital­iani. Si sta dan­do molto da fare anche Lui. Cervel­lo fino. Ele­gante come solo i Romani, i Napo­le­tani e i Sicil­iani dell’alta soci­età san­no essere. Gli man­ca un po’ di altez­za fisi­ca. Nes­suno è per­fet­to.
Auro­ra Zum­bo (internista a Berg­amo) e Andrea Cal­i­fano (Chirur­go a San Dona­to) …In questo rac­con­to abbi­amo già i due lati del­lo Stret­to. Però! Forza Italia!! Uni­ta.
Poi oggi c’è il Dr. Gia­co­mo Bor­to­lus­si. Nel­la vita taglia cuori. Car­diochirur­go. Venezia. Si capisce subito. Un Sig­nore Gio­vane.
Poi Andrea Giachi. Gio­vanis­si­mo. Spe­cial­iz­zan­do in Med­i­c­i­na Inter­na. Pri­mo anno. Ma ne capisce parec­chio di Covid. Ha inizia­to presto ad occu­parsene. Con l’entusiasmo che solo un gio­vane Medico può avere. Ha tappez­za­to tut­to lo stu­dio medici, la “ricar­i­ca”, di tabelline per la ges­tione dell’Ossigeno, dei liv­el­li di FiO2 delle maschere Ven­turi e dei pro­to­col­li COVID. Le tabelline dell’Ossigeno assomigliano tan­tis­si­mo a quelle del­la decom­pres­sione. Col­orate.
Manuel Maz­zoleni è arriva­to prestis­si­mo, come sem­pre. Ha taglia­to i capel­li. Dece­spugli­azione. Una vendet­ta del­la fidan­za­ta prob­a­bil­mente. Macchinet­ta, sen­za pietà. Tut­ti gli dicono che sta bene. Io tac­cio.
Poi un gio­vane Car­di­ol­o­go, Gas­pare Can­none. Trap­peto, tra Tra­pani e Paler­mo. Car­di­ol­o­go inter­ven­tista. Uno dei figli puta­tivi di Francesco Bedog­ni. Qui a San Dona­to il CUORE con­ta. Gas­pare servirà da lì a poco. Un altro mio ami­co, del­lo stes­so grup­po e delfi­no di Bedog­ni, Mau­ro Agnifili, come molti altri, sta lot­tan­do con­tro il virus, ricov­er­a­to in un altro ospedale.
Nel nos­tro grup­po ci sono anche, ma oggi non li vedo, Giusep­pina Grana­ta (Car­di­olo­ga), Tanya Sal­va­tore (spe­cial­iz­zan­da di Car­di­olo­gia), Francesco Grimal­di (Car­diochirur­go), Giu­lia Con­ti (Car­di­olo­ga), Alessan­dro Vel­la (Car­di­ol­o­go) e molti dei miei col­lab­o­ra­tori Ortop­neu­molo­gi, Fab­rizio Pace, Michele Mon­teleone, Sara Fav­il­la, Alber­to Fioruzzi, Natale Zam­ber­let­ti, Tom Ikono­midis ………
I miei spe­cial­iz­zan­di, tranne Manuel con noi al 4°B, sono nei repar­ti Covid al cor­po C, da tem­po. Sono sta­ti tra i pri­mi a parte­ci­parvi, volon­tari ed entu­si­asti, con il con­sen­so dell’Università e dell’illuminato Prof. Giuseppe Peretti. Sono Mar­ti­no Viganò, Alfon­so Lic­car­di, det­to scher­zosa­mente Tre­pone­ma, a causa del­la sua bellez­za e quin­di facil­ità di relazioni amorose, e Sara Sal­vadori. Miti­ci.
Il Dr. D’Anna. Il mio pilas­tro. Orto­pe­di­co. non c’è. Mala­to. Covid. Anco­ra a casa. Sta meglio. Tornerà appe­na pos­si­bile. La set­ti­mana prossi­ma. Deve aspettare due tam­poni neg­a­tivi. Sarà dimagri­to? Tut­ti lo pen­sano ma nes­suno osa chieder­lo.
Da noi, sfor­tu­nata­mente, non ci sono Arit­molo­gi. Tut­ti impeg­nati in altri repar­ti Covid o nel portare avan­ti l’attività clin­i­ca. San Dona­to è HUB per l’aritmologia. Buon per me. Il mio cuore è arit­mi­co. In questi giorni. Ma Car­lo Pap­pone mi ha tran­quil­liz­za­to. Ti passerà. Pap­pone è il deus ex macchi­na, il
re dell’aritmologia. Ruvi­do. Spi­az­zante. Con­cre­to all’eccesso. Sen­za peli sul­la lin­gua. Ma è l’uomo che vor­resti avere dall’altra parte. Come paziente dal cuore ribelle dico. E prob­a­bil­mente, a ved­er­lo, anche a cena non deve essere male. Absit injuria ver­bis.
Io sono, sen­za dub­bi­a­mente (grande Cet­to!), il meno esper­to di tut­ti, in questo Div­ing.
Potrebbe sem­brarvi un’armata Bran­ca­le­one ma invece è un team eccezionale.
Ma in quale pos­to al mon­do lavo­ra­no insieme così tante diverse com­pe­ten­ze mediche?
Impos­si­bile in tem­po di pace. Ma siamo in guer­ra. Che guer­ra!
Il nemi­co lo conosci solo per sen­ti­to dire. Mai vis­to in fac­cia. Né spero di ved­er­lo! Conosci bene le sue vit­time. Cer­to. I dan­ni che ha provo­ca­to. Alcu­ni molto par­ti­co­lari. Inaspet­tati.
Non conosci il “come”. Come li provo­ca questi dan­ni? Ques­ta è la chi­ave di vol­ta. Tut­ti la stan­no cercando.Tutti.
Oggi un mio ami­co Orto­pe­di­co, Rena­to la For­gia, Bari, ha trova­to delle analo­gie tra i pazi­en­ti Covid e alcu­ni pazi­en­ti con prote­si arti­co­lari che svilup­pano una reazione abnorme ai mate­ri­ali di usura. “Dob­bi­amo stu­di­are i sani!” mi what­sup­pa. “O meglio, chi ha pre­so il Covid ed è rimas­to sano!” Sono d’accordo. Ma ora siamo in guer­ra.
Cer­chi­amo pri­ma di sal­vare i fer­i­ti.
La ves­tizione ha inizio.
C’è una nuo­va muta per l’immersione di oggi. Una tutona. Arri­va che molti di noi sono già vesti­ti.
Appe­na con­seg­na­ta in ospedale. Nonos­tante gli sforzi di tut­ti, far­ma­cia, uffi­cio acquisti, mag­a­zz­i­no, arri­va con pochi sec­on­di di ritar­do. Sarà mica un seg­no del des­ti­no? Non potrò mai stac­car­mi dal­la scara­manzia. La mia con­dan­na.
La por­ta Francesca, infer­miera, moglie di un mio “ami­co” infer­miere di sala oper­a­to­ria, Nico­la Mas­safra, con cui ho vin­to tante battaglie da 19 anni a ques­ta parte a San Dona­to. Chissà dove è Nico­la adesso? Cos­min, Lucrezia e Flò, infer­mieri pro­fes­sion­ali-stru­men­tisti di 1 liv­el­lo ded­i­cati all’Ortopedia sono impeg­nati nelle ter­apie Inten­sive e nei repar­ti Covid. Come tut­ti, qui ed in tut­ta Italia, si adat­tano e com­bat­tono. Per gli altri.
La tutona, una di quelle bianche tipo Cina, o imbianchi­no, è enorme. La Dr.sa Fed­er­i­ca Poli ci nav­i­ga den­tro. Non va bene avere trop­pi fron­zoli. Pos­sono impigliar­si, creare brec­ce. Come in una immer­sione, ricor­date.
Le fac­cio una pince caserec­cia, dietro, aiu­ta­to da “San Cerot­to” (così si chia­ma in ospedale), di seta bian­ca, of course. Creo una sor­ta di codi­no, tipo conigli­et­ta di play­boy. Si ride. Meno male.
Io riman­go con la mia tenu­ta da chirur­go orto­pe­di­co. Sono più a mio agio. So come muover­mi.
Ricor­di di un recente pas­sato che sem­bra un’al­tra vita. Il col­lo poi è com­ple­ta­mente cop­er­to dal­lo scafan­dro. Bene. La parte di cui ci accor­giamo meno. Il col­lo.
Ci aiu­ti­amo a vestir­ci a vicen­da. Nor­male. Dietro non abbi­amo occhi. Ideal­mente nul­la deve rimanere scop­er­to. Io aiu­to Cal­i­fano… “🎼🎼…tut­to il resto è noia …”. Vi prego rias­coltate quel­la can­zone. È così spen­sier­a­ta sen­ti­ta oggi.
ATTENZIONE. Quan­do ti vesti devi pen­sare anche alla sves­tizione. Non devi ren­dere le cose dif­fi­cili.
Altri­men­ti ti con­t­a­mi­ni, svesten­doti. Una bef­fa. Sarebbe.
Siamo pron­ti.
Cal­i­fano e Bor­to­lus­si lato cor­to. Fed­er­i­ca Poli “Conigli­et­ta” e Ran­del­li “Palom­baro” lato lun­go.
Maz­zoleni, Giachi, Can­none sul­la bar­ca. Sem­pre in con­tat­to. Ognuno davan­ti ad un com­put­er.
Scrivono le “con­seg­ne”, richiedono esa­mi, mod­i­f­i­cano le ter­apie, chia­mano l’anestesista, se nec­es­sario etc.…
Nes­sun Palom­baro o Sub di pro­fon­dità si immerge sen­za qual­cuno in super­fi­cie. O almeno la mag­gior parte.
Entri­amo.
Oggi l’inizio è meno trau­mati­co. La pri­ma stan­za.
A sin­is­tra. Don­na, Sig­no­ra di 40 anni, entra­ta in repar­to il giorno pri­ma. Sin­tomat­i­ca. Un cliché che leg­go dalle con­seg­ne appe­na stam­pate da Manuel pri­ma di immerg­er­mi. Le porterò in immer­sione con me, ma non usci­ran­no più. La car­ta rimane den­tro. Tut­to rimane den­tro, o qua­si. Ciò che esce deve pot­er
essere ster­il­iz­za­to a fon­do. Non è il caso del­la car­ta.
Il cliché sin­toma­to­logi­co: Tosse e Feb­bre. Diar­rea. Tam­pone pos­i­ti­vo. Anam­ne­si pato­log­i­ca muta (don­na gio­vane e sana che non ha mai avu­to nul­la, né fuma­to, né bevu­to o altro).
Lei è tunisi­na. Di bell’aspetto, anche in questo frangente. Molto edu­ca­ta. Tim­i­da. I capel­li cop­er­ti. Design­er.
Res­pi­ra bene! Alle RX del torace solo lievi seg­ni di pol­monite. Indi­ci infi­amma­tori appe­na aumen­tati.
Allo­ra scher­zo un po’. Mia moglie Lau­ra è una graph­ic design­er. Mi è facile. Sco­pro di più.
Suo mar­i­to, due camere più avan­ti, è un Medico. Non solo. Del mio Ospedale. Un Rian­i­ma­tore. Un “Ange­lo” che è cadu­to in acqua. Si è immer­so. Spro­fonda­to. Involon­tari­a­mente.
Lo conosco da anni. Ter­apia Inten­si­va post-oper­a­to­ria (TIPO). Ora ded­i­ca­ta ai Covid anch’essa. Un Buonis­si­mo. Cer­to un po’ sovrappe­so. Non che io sia una sil­fide, inten­di­amo­ci.
Mas­chio. Aggra­vante. Lei sarà presto dimes­sa. Sal­vo scherzi del­la Bes­tia. Tal­vol­ta, sfor­tu­nata­mente, li fa.
Lui no. Non uscirà. Ma non va male.
Cam­bi­amo stan­za. E rive­do il mio ami­co pias­trel­lista di Paler­mo.
In realtà è un TAPPEZZIERE. Maledet­ta memo­ria.
C‑PAP con maschera. Non cas­co. Vivo è! Però i val­ori sono così così. P/F 75. Era 90. Dovrebbe essere 400……… Morale anco­ra alto, la voce più fio­ca. Si sente male durante le immer­sioni. Troppe cose tra la sua voce ed il mio orec­chio. Trop­pi rumori. Chissà per­ché ma sono fiducioso. I para­metri non trop­po. Dai che risali, dai! Aggrap­pati a me. Bas­tasse questo. Ma sono pos­i­ti­vo per Lui.
Altra stan­za. Non ci si può fer­mare. Ver­rebbe voglia. Umana­mente. Ma il Medico va avan­ti.
Nuo­vo ingres­so. Uomo, 55 anni, già trapi­anta­to di midol­lo per lin­fo­ma. Che sfi­ga. Feb­bre e diar­rea. 11 giorni di cal­vario. Adden­sa­men­ti bilat­er­ali. Ma va bene! Satu­ra 99% con soli 2 Litri di Ossigeno.
Qua­si meglio di me. Anzi cer­ta­mente meglio di me, ora.
Uso il sat­urimetro sul mio dito for­tu­na­to, l’indice. Seg­na 98%.
Ho due paia di guan­ti. Sarà attendibile?
L’ho fat­to per­ché mi sen­ti­vo un po’ sof­fo­care. Per­ché?
Si era spen­ta la ven­to­la del mio scafan­dro. Forse non ho avvi­ta­to bene il con­net­tore del­la bat­te­ria. Pir­la. Di soli­to me lo fan­no gli altri. Ma dove sei Cos­min?
Riparte, da sola. Mira­co­lo. Anche per­ché la bat­te­ria è nascos­ta da 3 strati. Impos­si­bile riat­ti­var­la sen­za ricam­biar­si tut­to.
Quest’Uomo ha lo stes­so cog­nome, che non pos­so dire, chiara­mente, di un gio­ca­tore di cal­cio del­la mia infanzia. Su questo scherzi­amo insieme. Il Paziente in prim­is. Poi ci fac­ciamo seri. Devo comu­ni­care il cog­nome con il walkie talkie per poi trasmet­tere i suoi dati clin­i­ci. Sat­u­razione etc. Dati buoni. Appe­na fini­to di enun­cia­re il cog­nome si ode, dall’altra parte, un chiaris­si­mo …. Olè!
Molti di noi ten­gono alla stes­sa squadra…
Non dirò mai quale. Qui si tifa l’Italia.
Arriv­i­amo nel­la stan­za del nos­tro “Ange­lo”. L’Anestesista Rian­i­ma­tore. Non sta male ma anche Lui, come qua­si tut­ti, è in Ossigeno. 4 L. Essere costret­to all’Ossigeno per chi l’Ossigeno è abit­u­a­to a met­ter­lo agli altri ha un altro sig­ni­fi­ca­to.
Si tende a dimen­ti­care tut­ti i Pazi­en­ti che si sono sal­vati gra­zie al prezioso ele­men­to e ci si con­cen­tra su chi non è più risal­i­to.
Humanum est.
Incred­i­bile! Un orto­pe­di­co che rin­cuo­ra un aneste­sista sul­la bon­tà dell’ossigeno e sul non dar peso alla sua attuale, e tem­po­ranea, neces­sità. Siamo ormai su un altro piane­ta.
Appren­sione per la moglie. Lui l’ha unta. Dice. E forse non si dà pace. Ma Lei sta bene!!! Lo ripeto a gran voce. Gli occhi sono lo spec­chio dell’anima. I suoi cer­ta­mente. Ora. Promette di dima­grire. A me? Che ho pre­so 12 Kg in 2 mesi! Ricor­do una frase, appe­na let­ta, di Erma Bombeck… “Oh Dio, se non puoi far­mi dima­grire, fai almeno che i miei ami­ci ingrassi­no.” Rido.
Cre­do che un po’ tut­ti stiano ingras­san­do, chiusi nelle loro case. Ma meglio così. Sem­pre la Bombeck… “Pen­so a tutte quelle donne sul Titan­ic che han­no det­to, ‘No, gra­zie’ al car­rel­lo dei dol­ci. E per che cosa?!” Ora rido meno.
Den­tro e fuori. Varie camere. Diverse pro­fon­dità. Nes­suno vici­no al fon­do. Siamo ormai nel­la stan­za 17.
Dopo il “vio­la” viene il “17” nel­la top ten famil­iare del­la sfi­ga. Let­to 1. Conosco ormai bene il gio­vane paziente. Mas­chio e sovrappe­so, neanche a dir­lo. In procin­to di
riemerg­ere. Almeno lo era. Non sta bene. Ha un dolore addom­i­nale. Forte. Si rigi­ra nel let­to. Non mi piace.
Palpo l’addome. Ha un seg­no carat­ter­is­ti­co, all’esame clin­i­co. Il seg­no di Mur­phy. Mur­phy sarà lo stes­so dell’omonima legge «Se qual­cosa può andar male, lo farà.»? Per me sì.
Il seg­no di Mur­phy era, fino a quel momen­to, un ricor­do ben nascos­to nei mean­dri del mio cervel­lo.
Ma appe­na ho vis­to quel gio­vane sof­fer­ente è riemer­so. Lo eseguo. Palpo l’addome nel sito, nei tem­pi e come ho impara­to mille anni addi­etro. Non ho gran­di dub­bi. Colecis­tite acu­ta.
Chi­ami­amo il Dr. Cal­i­fano. Abbi­amo un chirur­go gen­erale con noi!! Di là. Lato cor­to del repar­to.
Ma non sarà un infar­to? Il COVID prende anche il Cuore. Bedog­ni et Pap­pone docent. Abbi­amo un Car­di­ol­o­go con noi!!! Gas­pare Can­none. Viene ese­gui­to un ECG. Ma come far­glielo avere? Facile. L’oblò. Lo guar­da attra­ver­so. 4–5 sec­on­di.
Non di più. Non è un infar­to!!!! Cuore OK.
Per l’esame di sta­to amer­i­cano ho dovu­to ris­tu­di­are l’ECG. Per me era­no e sono linee qua­si incom­pren­si­bili. Ma come fan­no? Boh. Arri­va Andrea, Cal­i­fano. Arri­va dal lato cor­to. Emer­sione dal lato cor­to e nuo­va immer­sione nel lato lun­go. Visi­ta. Con­fer­ma. Colecis­tite. Fed­er­i­ca Poli si atti­va. TAC.
Dr.ssa Noceri­no. Radi­olo­ga. Raro esem­pio di capac­ità diag­nos­tiche, con­cretez­za, cin­is­mo e bon­tà.
Con­vivono in Lei. Come? Non lo capirò mai. Una ami­ca. Mi bas­ta. Dr.ssa Noceri­no. Diag­nosi con­fer­ma­ta.
Urgente. Dr. Asti. Chirur­go sopraf­fi­no. Inter­ven­to. Pavesi aneste­sista. Bene. Fiùù. Che for­tu­na, per il paziente, essere a San Dona­to, oggi!
Breve giro tra i reduci. I redi­vivi. Chi è sta­to in Ter­apia Inten­si­va. Ne abbi­amo almeno 3 in repar­to.
SI PUO’ GUARIRE ANCHE DAGLI STADI PIU’ AVANZATI.
Non tut­ti. Cer­to. La metà? Spe­ri­amo. Lo san­no bene i 4 Marchi e gli altri Angeli. Mar­co Ranuc­ci, Dei Poli, Pavesi e Res­ta.
Gli angeli degli angeli. Uno più duro. Ma se gli guar­di gli
occhi capis­ci che sof­fre anche Lui quan­do deve decidere chi può avere una chance in più. Un altro Mar­co è molto reli­gioso. Non lo sape­vo. Lo sco­pro ora. Ma come fa a gius­ti­fi­care tut­to questo? Non lo so. Ci pro­vo anch’io.
Il redi­vi­vo. Uomo. Cre­ma o Cre­mona. Mec­ca­ni­co. 59 anni. Ricov­er­a­to per insuf­fi­cien­za res­pi­ra­to­ria il 13 mar­zo in un altro ospedale. Lì intu­ba­to e pos­to in Ter­apia Inten­si­va. Poi, dormiente, por­ta­to da noi. Il 22 mar­zo tor­na alla vita. Il 24 in repar­to. Irri­conosci­bile. Il volto tume­fat­to. Soprat­tut­to intorno
agli occhi. Poi una enorme sof­feren­za cutanea frontale.
Prona­to a lun­go.
Crisalide. Ora è nuo­va­mente una far­fal­la. Sta facen­do la fisioter­apia. Deve reim­para­re a vivere. A res­pi­rare.
Qua­si a gal­la.
SI PUO’ GUARIRE ANCHE DAGLI STADI PIU’ AVANZATI. C‑O-R-A-G-G-I‑O!
Final­mente il turno del­la mia “ami­ca” milanese, che par­la solo in dialet­to. Non man­gia. Nonos­tante vada abbas­tan­za bene come res­pi­razione, non man­gia. Sem­pre ener­gi­ca ma un po’ meno, almeno all’inizio del­la mia visi­ta odier­na. La famiglia non può accoglier­la. Dif­fi­cile iso­lare una don­na con demen­za
senile di 92 anni. “Damm a trà giuinott, vöj andà a Cà”. Allo­ra deci­do. Azzar­do. “Sig­no­ra, non può andare a casa. Ha il virus anco­ra in cor­po e infet­terebbe tut­ti i suoi par­en­ti!”. Non l’avessi mai det­to. “Se ghè sto VAIRUS? (Cos’è questo virus? — pro­nun­cia inglese qua­si per­fet­ta)” “El se vedet no!” (non
si vede) “Se ghè, se ghèèèèèèèè!!!! VAIRUS, VAIRUS!! E poi … “ma va a ramas­saa el mar! (vai a sco­pare il mare – modo ener­gi­co per man­dare a quel paese qual­cuno). “Ti te me cun­tet su di ball per­ché te see on sgon­fion” (Tu mi rac­con­ti le bugie per­ché sei un buono a nul­la). Un dis­as­tro. Però oggi capis­co meglio. Gra­zie Beppe Gioia. Mae­stro asso­lu­to di chirur­gia e… Milanese. Spe­ri­amo pos­sa andare a “cà soa” il pri­ma pos­si­bile. Meglio per tut­ti.
Penul­ti­ma cam­era. La più triste di oggi per me.
La Sig­no­ra ansiosa, ricor­date. Anziana. Non va bene.
Anzi va malis­si­mo. Sat­u­razione 85 in C‑PAP. P/F 54. Malis­si­mo. Strana­mente tran­quil­la. Nove far­ma­ci diver­si. Nul­la. Sono cer­to che stia per toc­care il fon­do. Almeno lo farà sen­za l’ansia. La morte non mi fa pau­ra. Almeno la mia. Quel­lo che temo è il modo. E quel­la degli altri. Lei sem­bra ser­e­na ora.
Non è poco essere sereni in questo momen­to. Non sono cini­co. Si chia­ma il rian­i­ma­tore.
Penul­ti­ma cam­era. Berga­m­as­co. Gio­vane. Mas­chio. Cam­bio di pro­fon­dità. Di poco. Solo un po’ più giù. Soprat­tut­to il morale. È stan­co. F‑O-R-Z‑A!! Allo­ra mi appli­co nel pres­ti­gio. Mon­to una maschera di Ven­turi “verde” (sper­an­za) come se non aves­si fat­to altro nel­la vita. Era la pri­ma. In realtà è molto facile. Bas­ta con­net­tere tubi e tubici­ni. Uni­co prob­le­ma le stringhe elas­tiche. Sono pro­prio stringhe. Dif­fi­cile capirne la lunghez­za. Facile pas­sare dal­la cadu­ta del­la masche­ri­na all’ulcera da pres­sione.
ULTIMA CAMERA. Gio­vane DONNA. Sovrappe­so. Emer­sa. Nonos­tante il pigia­ma vio­la. Sen­za non si
sarebbe neanche ammala­ta, prob­a­bil­mente. Pen­sa la mia scara­man­ta­MENTE. Andrà in una strut­tura ricetti­va alberghiera mes­sa a dis­po­sizione dal­la regione. 14 giorni. Poi nuo­vo tam­pone. Se NEGATIVO. Lib­ertà. Vita. Nuo­va. Spero sen­za pigia­ma vio­la. Me lo promette. Non le cre­do. Non impor­ta.
Fini­ta anche ques­ta immer­sione.
Sono stan­co. Ma non fisi­ca­mente.
Mi chia­ma Manuel. In sala ges­si. Vedo un altro gio­vane libi­co. Una trage­dia. 16 anni. Esploso su una bom­ba il 25 novem­bre 2019. Suo padre sta moren­do in Lib­ia per un tumore. Non vi sto a descri­vere come è arriva­to da noi, ormai nel lon­tano 30 novem­bre 2019. Il miglior chirur­go plas­ti­co ricostrut­ti­vo
che abbia mai sol­ca­to ques­ta ter­ra, il Prof. Vai­en­ti, lo ha oper­a­to 12 volte. Ne ha ricostru­ito i tegu­men­ti, dis­fat­ti. Noi le ossa insieme al miti­co Dr. Malt­sev. Ha infet­ta­to anche un chio­do
antibio­ta­to. Va meglio ora ma non è anco­ra guar­i­to. Ci vor­ran­no mesi e mesi. Anco­ra. Ma è un mira­co­lo. L’indicazione iniziale era una amputazione bilat­erale di gam­ba. A 16 anni.
Uscen­do dall’Ospedale incon­tro un’altra eroina dell’I.R.C.C.S. POLICLINICO SAN DONATO. Il ful­cro.
Con­di­vide con Fed­er­i­ca Poli la magrez­za, la preparazione e l’amore per l’altro. Null’altro. La nos­tra Infet­tivolo­ga. Lau­ren­zia Fer­raris. Umile e rif­lessi­va. Paca­ta.
Mi aggior­na, su mia richi­es­ta, sul­lo sta­to delle ter­apie far­ma­co­logiche. Mi sono accor­to che abbi­amo inizia­to a dare degli anti­in­fi­amma­tori molto noti a noi orto­pe­di­ci. Cox‑2 inibitori selet­tivi. Sono nati insieme a me.
O, meglio, io sono nato “orto­pe­dica­mente” con loro. Anno 2000.
Nel mio peri­o­do di stu­dio a New York ho parte­ci­pa­to, por pochi giorni a dire il vero, ad una sper­i­men­tazione clin­i­ca di questi far­ma­ci. Sui conigli. Non mi piace­va sper­i­menta­re su ani­mali. Ora non mi dispi­ac­erebbe. Fac­cio mol­ta fat­i­ca nell’assistere a ques­ta Umana sof­feren­za. Tut­to è rel­a­ti­vo.
Mi chiedo, tra me e me, velo­ce­mente, quan­do tornerò a fare l’Ortopedico. Ma non mi sem­bra oppor­tuno. Anche il solo pen­siero un po’ mi dis­tur­ba e mi tur­ba. Allo­ra pen­so quan­do a quan­do potrò tornare a dei son­ni nor­mali, tran­quil­li.
Ma siamo in guer­ra ed in guer­ra non si sta mai tran­quil­li.
Mai tran­quil­li, Mai Pau­ra! Il mot­to di Mar­co Berlus­coni. Tra i pri­mi trau­ma­tolo­gi ital­iani. Un ami­co. Caro. “Sposato”, non anco­ra, con un Ange­lo!
Rice­vo, tramite Bar­bara Mele, una mail da un mio paziente. 91 anni. Oper­a­to ai pri­mi di feb­braio. Artrosi all’anca.
Non cam­mi­na­va più. Sta bene!! Si scusa. Non potrà venire in questo peri­o­do per il con­trol­lo. La “malau­gu­ra­ta pan­demia” scrive. Si pre­oc­cu­pa per noi e ringrazia per lo splen­di­do
trat­ta­men­to rice­vu­to. Che forza. Classe 1928. Che uomi­ni!
Questo maledet­to sta cer­can­do di portarceli via tut­ti.
Non rius­cirà.
Mio Zio Mario è del 1927. Orto­pe­di­co. Il Decano dei Ran­del­li. A casa. Bra­vo e sag­gio. Da sem­pre.
Ercole Pig­natel­li! Mae­stro! Stai a casa. Dipingerai in un altro momen­to. Hai pure la spal­la rot­ta.

Ora mi sen­to la feb­bre. Ho anche un dolori­no al torace.
Dietro, in bas­so. A destra. Nul­la di chè.
Sug­ges­tione? Ansia? Un pochi­no, inutile negar­lo. Mis­uro. Ril­e­vazione orale. Mi con­vince di più dell’ascella.
La ret­tale la las­cio ai meno pavi­di. Anche se è la più pre­cisa.
Orale è più veloce. Sot­to la lin­gua. Mi rac­co­man­do.
Beep Beep Beep.
C’è. Ripro­vo. C’è.
Ma è lieve. Mag­a­ri è solo stanchez­za.
Ma di ché? Ci penserò domani mat­ti­na.
Non è vero. Ci penserò tut­ta la notte.
La notte è il reg­no dei pen­sieri neg­a­tivi.

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